Alle 8.40 del mattino, ora italiana, del 12 novembre 2003 una bomba esplosa davanti all’ingresso della basa MSU (Multinational Specialized Unit) a Nassiriya, in Iraq, tolse la vita a 19 italiani - 12 carabinieri, 5 militari dell’esercito e due civili – presenti nel Paese per una missione di pace. I due attentatori, che guidavano un’auto piena di esplosivo responsabile della deflagrazione, vennero uccisi dal carabiniere Andrea Filippa, che si sacrificò evitando una strage ancora più ampia. Fu comunque il più grande attacco subito dall’esercito italiano dalla fine della Seconda guerra mondiale.
MATTARELLA: “REPUBBLICA ITALIANA ESEMPIO FONDAMENTALE NELLA TUTELA DEI DIRITTI”
Nel 18esimo anniversario della strage, il presidente della Repubblica Mattarella, in un messaggio al ministro della Difesa Guerini, ha sottolineato l’importanza della Giornata, dedicata al ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace: “L’odierna commemorazione, oltre a rappresentare un momento importante per ricordare quanti hanno perso la vita per affermare il valore della pace, deve essere fonte di riflessione e di spinta nel percorso di condivisone e solidarietà, teso ad affermare i valori universali dei diritti umani. Ai familiari che continuano a soffrire per la mancanza dei propri cari, esprimo la vicinanza e la riconoscenza del paese, unitamente al mio grato e affettuoso pensiero”. E ancora: “Nelle operazioni di ristabilimento della pace e per la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, la Repubblica Italiana continua a rappresentare un esempio, grazie alla vicinanza e alla capacità di dialogo con le popolazioni locali. A quanti vi sono impegnati vanno l’apprezzamento e la gratitudine del Paese. Una nuova pagina è stata scritta in questo periodo di emergenza sanitaria che si è aggiunta alle altre dure prove alle quali sono sottoposte le popolazioni di tante aree del pianeta”.
I MESSAGGI DELLA POLITICA
Il presidente della Camera Roberto Fico, accanto alla targa posta nel 2009 in ricordo dei caduti, ha dichiarato: “Le Istituzioni e tutta la comunità nazionale devono rinnovare un sentimento di profonda gratitudine verso queste donne e uomini che con dedizione, lontani dagli affetti, hanno reso onore al nostro Paese. Essi incarnano lo spirito più autentico delle missioni internazionali che è, e deve restare sempre, quello di uno strumento al servizio della causa della pace”. Gli fa eco Elisabetta Casellati, presidente del Senato: “Onoriamo oggi la memoria di tutti i caduti militari e civili italiani nelle missioni internazionali per la pace. Nessuno deve dimenticare il loro estremo sacrificio in difesa dei nostri valori”. Giorgia Meloni, leader di FdI, su Facebook: “A 18 anni dalla strage di Nassiriya onoriamo la memoria di tutti gli italiani, militari e civili, sacrificatisi per la democrazia, la sicurezza e la libertà nelle missioni internazionali. A loro va il nostro ringraziamento e l’impegno di continuare a lottare contro il terrorismo”.
IL RICORDO DEI FAMILIARI
Quando ci fu l’attacco, i militari italiani erano prossimi al rientro in Italia. Oggi i familiari delle vittime ricordano il giorno in cui la loro vita cambiò per sempre. Margherita Caruso Coletta, moglie del brigadiere dei carabinieri Giuseppe Coletta, ricorda il frenetico susseguirsi degli eventi di quel 12 novembre: “A 18 anni di distanza i ricordi rimangono anche se sbiaditi. Abitavamo a San Vitaliano e quel giorno stavo portando mia figlia, che all’epoca aveva 2 anni e mezzo, dalla pediatra. Si sono susseguite notizie di corsa, sono tornata al nostro alloggio di servizio in caserma, ma arrivavano informazioni frammentate. Ho chiesto subito al comandante e di lì a poco è arrivato il generale dei carabinieri che mi ha detto cosa era accaduto, solo guardandolo ho capito che Giuseppe era tra i caduti”. L’anniversario di Nassiriya “rinnova il dolore di una ferita mai rimarginata, una sofferenza, però, sempre accompagnata da un grande orgoglio per l’eroico sacrificio di mio padre che era consapevole del pericolo che correva, ma non si è sottratto all’esercizio del dovere fino all’estremo sacrificio”, sono le parole di Marco Intravaglia, figlio del vicebrigadiere dei carabinieri Domenico.