13 Reasons Why e le richieste di aiuto inascoltate
06 novembre 2017, ore 11:11 , agg. alle 11:22
La serie tv di Netflix porta a una riflessione approfondita sull'incapacità di saper ascoltare chi ci chiede aiuto
Ho letto diverse opinioni contrastanti su "13 Reasons Why", serie cult di Netflix di tredici puntate prodotte da Selena Gomez, e forse ho capito il perché. Ammetto che all'inizio ho avuto delle perplessità ma poi è stato un crescendo di interesse fino al finale. Questa serie ha un punto di forza: lo sviluppo narrativo sul piano psicologico e delle emozioni. E' per questo che risulta essere lento, a volte, ma il lavoro attoriale e di sceneggiatura nel tirare fuori ansie, preoccupazioni, leggerezza ma anche turbamenti dai vari personaggi è stato davvero eccezionale. Parliamoci chiaro, tutti noi al Liceo abbiamo in qualche modo vissuto in prima persona, o di riflesso, alcune delle vicende narrate. Non i gesti più estremi ma diverse sfumature sì. Da qui il rifiuto psicologico scatta nel non proseguire la visione, chi invece arriva fino in fondo, forse diversi fatti del passato li ha superati. Detto ciò, rimane comunque apprezzabile la sceneggiatura, la scrittura e la capacità dei giovanissimi attori di regalare i turbamenti di una età che ci sembra lontana ma che in realtà è più vicina di quanto crediamo: quanti di voi non ascoltano più chi vive insieme a noi quotidianamente? Quante volte non abbiamo aiutato chi ci chiedeva aiuto? Perché ci siamo voltati dall'altra parte?