21 febbraio 2022, ore 20:00
I giovani continuano a ritardare il momento per sposarsi, molte le coppie miste. Chi arriva al sì lo fa sempre meno in Chiesa. Matrimoni rimandati, causa pandemia, soprattutto al Sud. Meno separazioni ma più annullamenti
Il lockdown non ci voleva, è vero, ma l’odore di fiori d’arancio manca al nostro Paese ormai da anni, in una caduta che sembra quasi inesorabile. Se nel 1970 si registravano circa 450.000 matrimoni e l'Italia conquistava il primo posto al mondo per numero di unioni per abitanti; il 2020 ne ha fatte segnare solo 96.841, il 47,4% in meno rispetto al 2019, complice una pandemia che ci ha chiuso in casa e impoverito; c’è da dire che, tra i due estremi, l’istituzione del matrimonio già non godeva di ottima salute. Facciamo allora un punto di come sta cambiando il nostro Paese attraverso il Report Istat 2020.
Sposi sempre più “anziani” e “laici”, molte le coppie miste, calo più drastico al sud
Nel 2020 calano soprattutto le prime nozze, che registrano un nuovo minimo attestandosi a 69.743 (-52,3% rispetto al 2019). Si sposano meno le coppie tra i 30 e i 39 anni (-55,8%). Un calo più limitato riguarda invece i primi matrimoni in cui entrambi gli sposi hanno almeno 50 anni (-26,9%). Quanto alla cerimonia, il rito civile è scelto da 2 coppie su 3: se per le seconde nozze è una scelta quasi obbligata, colpisce che, anche per le prime, il 61,1% degli sposi preferisca il Comune alla Chiesa. La quota di matrimoni in cui uno dei due sposi non è italiano invece, sul totale delle celebrazioni, è rimasta praticamente invariata: un matrimonio su cinque (19,4%). A livello territoriale, il calo dei matrimoni è stato molto più pronunciato nel Mezzogiorno (-54,9%) rispetto al Centro (-46,1%) e al Nord (-40,6%), probabilmente a cause delle restrizioni che hanno impedito di festeggiare al meglio.
Meno separazioni ma più annullamenti
Secondo ISTAT diminuiscono anche le separazioni (-18%) e i divorzi (-21,9%). E’ però di qualche giorno fa un dato riportato dal Tribunale ecclesiastico interdiocesano che evidenzia come dal febbraio del 2020 sono aumentati del 25% i casi di nullità dovuti alla “fragilità psicologica” dei coniugi. Emerge anche un altro dato interessante: la durata media del matrimonio, prima di rivolgersi al Tribunale ecclesiastico per chiedere l'annullamento, è di 32 mesi.
Un settore in ripresa, nonostante tutto
Secondo Assoeventi Confindustria, il fatturato del comparto nel 2019 è stato di 33 miliardi e nel 2020 ha subito un calo del 90%. Ma il peggio sembra però essere passato, visto che l’Istat registra per i primi nove mesi del 2021, rispetto allo stesso periodo del 2020, un raddoppio dei matrimoni. Basti pensare al numero di cerimonie in programma per la primavera - estate 2022, e ai brand di fast fashion, come Zara, che hanno scelto proprio questo momento storico per lanciare la loro collezione dedicata alle nozze. Insomma, se l’abito non fa il monaco, speriamo sia almeno di buon augurio.