28 anni fa Paolo Borsellino e la sua scorta perdevano la vita nella strage di via D'Amelio

28 anni fa Paolo Borsellino e la sua scorta perdevano la vita nella strage di via D'Amelio

28 anni fa Paolo Borsellino e la sua scorta perdevano la vita nella strage di via D'Amelio


19 luglio 2020, ore 10:58

Oggi la Questura di Palermo ricorderà le vittime del vile attentato con una serie di iniziative dedicate alla loro memoria

Ventotto anni fa a Palermo la strage di via D'Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. "La limpida figura del giudice Borsellino - che affermava, che chi muore per la legalità, la giustizia, la liberazione dal giogo della criminalità, non muore invano - continuerà a indicare ai magistrati, ai cittadini, ai giovani la via del coraggio, dell'intransigenza morale, della fedeltà autentica ai valori della Repubblica". Lo sottolinea il presidente Sergio Mattarella in una dichiarazione

Il ricordo del capo dello Stato

"Il 19 luglio del 1992 una terribile esplosione in via D'Amelio a Palermo spezzava la vita di Paolo Borsellino e di cinque agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Desidero ricordarli, rinnovando vicinanza e partecipazione al lutto inestinguibile delle loro famiglie. A distanza di tanti anni - scrive il presidente Sergio Mattarella - non si attenuano il dolore, lo sdegno e l'angoscia per quell'efferato attentato contro un magistrato simbolo dell'impegno contro la mafia, che condivise con l'amico inseparabile Giovanni Falcone ideali, obiettivi e metodi investigativi di grande successo". 

Il magistrato Borsellino nel ricordo di Mattarella

"Borsellino rappresentava, con la sua personalità e i suoi comportamenti, tutto ciò che la mafia e i suoi accoliti detestano e temono di più: coraggio, determinazione, incorruttibilità, senso dello Stato, conoscenza dei fenomeni criminali, competenza professionale. Accrescevano la sua fama di magistrato esemplare la semplicità e la capacità di fare squadra, lontano da personalismi e desideri di protagonismo. Vi si aggiungeva la ferma volontà di andare avanti, di non arrendersi anche di fronte a rischi, ad attacchi, a incomprensioni e ostilità" ha poi concluso il capo dello Stato.

Bonafede: "Guerra alla mafia da combattere tutti insieme"

"È una vera e propria guerra, che non deve conoscere pause nella consapevolezza che la mafia si è evoluta e ci pone di fronte a sfide sempre nuove: dalla lotta alla corruzione al voto di scambio politico mafioso". Così il Guardasigilli, Alfonso Bonafede. "È una guerra da portare avanti tutti insieme - aggiunge il ministro - compatti: politici, magistrati, avvocati, giornalisti, docenti e, in generale, tutti i cittadini, ogni giorno, ciascuno nel proprio ruolo, con le istituzioni in prima linea".


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