02 agosto 2022, ore 09:14
Erano le 10.25 del 2 agosto 1980, una bomba alla stazione provocò la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200. E' il più grave attentato della storia italiana, a piazzare la bomba estremisti di destra con la probabile copertura di servizi segreti deviati
L’ESPLOSIONE
Ancora oggi l’orologio della stazione è fermo alle 10.25. L’ora in cui il 2 agosto 1980 a Bologna è scoppiato l’inferno. Era un sabato mattina, l’Italia stava partendo per le vacanze, e in molti transitavano da uno degli snodi ferroviari più importanti del Paese. Una valigia imbottita di 23 chili di esplosivo di fabbricazione militare era stata lasciata sotto un sedile della sala d’aspetto della seconda classe, di fianco al primo binario. La deflagrazione fu stata potentissima, il boato si è sentì in tutta la città; crollò la parte sinistra della palazzina della stazione, oltre alla sala d’aspetto c’erano anche un bar, un ristorante e alcuni uffici. Il bilancio ha reso questa strage il più grave attentato terroristico nella storia italiana: 85 morti e 200 feriti, alcuni in condizioni molto gravi, alcuni mutilati per sempre.
I SOCCORSI
Quando esplode una bomba del genere, subito dopo lo scoppio c’è un momento di sospensione e di silenzio. Poi iniziano a suonare allarmi, i feriti cominciano a urlare per chiedere aiuto. E i contorni della tragedia iniziano ad essere chiari. Quella mattina di quarantadue anni fa Bologna – pur sotto choc – reagì con prontezza e solidarietà. I soccorsi furono immediati. Semplici cittadini si unirono a medici, infermieri, vigili del fuoco. Non essendoci un numero sufficiente di ambulanze, alcuni feriti vennero portati in ospedale da tassisti (ovviamente gratis) e automobilisti. Un autobus della linea 37 parcheggiato nel piazzale di fronte alla stazione divenne un macabro simbolo: vi venivano depositati i cadaveri che man mano venivano estratti dalle macerie. Per dare una mano in questa drammatica situazione, quasi tutti i medici e gli infermieri della città che erano in ferie tornarono subito a Bologna per rientrare in servizio.
INDAGINI E DEPISTAGGI
Anche la strage alla stazione di Bologna si è inserita nel solco dei grandi misteri italiani: con il solito carico di menzogne, depistaggi, sospetti, servizi segreti deviati, infiltrazioni politiche. Lunghe indagini e infiniti processi hanno collocato l’attentato nell’ambito del terrorismo nero. Come esecutori materiali sono stati individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari, tra cui Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. A lungo gli ipotetici mandanti sono rimasti sconosciuti, sebbene fossero rilevati collegamenti con la criminalità organizzata e i servizi segreti deviati. Nel 2020 l'inchiesta della Procura generale di Bologna ha concluso che Paolo Bellini (ex Avanguardia Nazionale), esecutore insieme agli ex NAR già condannati in precedenza, avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, individuati quali mandanti, finanziatori o organizzatori. Essendo questi ultimi ormai tutti deceduti, non potranno essere intraprese ulteriori azioni giudiziarie. E questo senso di ingiustizia, o di giustizia compiuta solo in parte, non fa passare il dolore. Nemmeno oggi, quarantadue anni dopo.