50 anni dal primo Pride, on-line una maratona di 26 ore dopo la cancellazione delle parate a causa del coronavirus
27 giugno 2020, ore 18:36
A causa della pandemia organizzati eventi on-line in tutto il mondo. I rappresentanti italiani scelti per il Global Pride 2020 sono Tiziano Ferro e Vladimir Luxuria.
50 anni dal primo Pride, on-line una maratona di 26 ore
Ricorrono i 50 anni dal primo Pride, chiamato in origine Gay Pride. La manifestazione, che negli anni ha saputo catalizzare l’interesse di stampa e pubblico, si tenne per la prima volta nel 1970 a New York, per ricordare e celebrare, a un anno dagli storici fatti, i Moti di Stonewall. Quest’anno a causa della pandemia e le norme varate a livello globale per arginare i contagi, sono state cancellate tutte le parate del Pride. Per celebrare l’evento gli organizzatori hanno optato per una manifestazione fruibile con diverse modalità, in questo fine settimana con interventi in diversi luoghi fisici e virtuali. La principale iniziativa di questa giornata di mobilitazione per i diritti degli omosessuali è il Global Pride, una maratona di 26 ore on-line con collegamenti con tutti i Pride del mondo dal Giappone all’Australia, con conclusione finale negli Stati Uniti. I rappresentanti italiani scelti per il Global Pride 2020 sono Tiziano Ferro e Vladimir Luxuria. La collaborazione di Tiziano Ferro con Lazio Pride risale al 2016, quando in una manifestazione, svoltasi nella città di Latina, l’artista intervenne con un video per un saluto alla città. Iniziative off-line a Napoli, Pescara, Vicenza, Reggio Calabria, Pavia, Novara, Faenza, Bologna e Palermo. In streaming segnaliamo 10 titoli da vedere o rivedere a tema LGBT. Film che raccontano storie drammatiche e romantiche, battaglie per i diritti gay, amori struggenti e tradimenti. Dal classico I segreti di Brokeback Mountain con Heath Ledger all’ultimo film di Xavier Dolan Matthias & Maxime, da Le fate ignoranti di Ferzan Ozpetek a Moonlight, il primo film LGBT che ha vinto l’Oscar come miglior film, al politico Milk con uno straordinario Sean Penn.
Cosa accadde allo Stonewall nel 1969
Nella notte tra il 28 e il 29 giugno 1969, la polizia di New York faceva irruzione allo Stonewall Inn, un locale di proprietà della mafia che si trovava a Greenwich Village, noto per essere frequentato dalla comunità gay della città e per vendere alcolici senza licenza. Non era uno scenario insolito, poiché era frequente che la polizia facesse irruzione e arrestasse chiunque non vestisse almeno tre capi di abbigliamento appropriati al proprio supposto genere. Eppure, quella notte gli avventori del locale resistettero, dando origine a diversi giorni di ribellioni e sollevazioni, che passeranno alla storia come i moti di Stonewall. Negli Stati Uniti, in quegli omosessuali, bisessuali e transessuali vivevano in una una condizione che vedeva queste persone escluse da forme di tutela giuridica. D’altronde, l’omosessualità all’epoca era ancora elencata nella lista delle malattie mentali, sarà eliminata solo nel 1973. Le cosiddette “sodomy laws” permettevano alle forze dell’ordine di arrestare chiunque fosse stato trovato coinvolto in rapporti omosessuali anche consenzienti, non solo in pubblico come nei bar o in altri luoghi di ritrovo, ma anche in privato nelle proprie case. Quando la polizia si presentò in piena notte al 53 di Christopher Street, indirizzo dello Stonewall Inn, gli avventori del locale decisero di non subire più le violenze che la polizia perpetrava regolarmente sulla la comunità. I poliziotti, armati di mandato, chiusero il locale, sulla base della vendita di alcolici senza licenza, arrestarono i proprietari e intimarono ai clienti di uscire. Mentre i clienti si rifiutavano di obbedire agli ordini, fuori dal locale si radunarono molte persone, accrescendo ulteriormente la tensione. La polizia, davanti alla resistenza opposta dalla comunità, reagì con la violenza. Rapidamente, la folla iniziò a scagliare oggetti, sassi e bottiglie contro i poliziotti, costringendoli a barricarsi nel locale. Nonostante esistano diverse versioni di quei momenti particolarmente concitati, è rimasto celebre nell’immaginario collettivo il momento in cui le leader delle sollevazioni, Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson, lanciarono bicchieri da cocktail e molotov contro il locale con i poliziotti ancora chiusi dentro.