73 anni fa la tragedia di Superga, la leggenda del Grande Torino vive ancora oggi
04 maggio 2022, ore 14:00
Il Torino era una squadra fortissima e apprezzata da tutti: il 4 maggio 1949 l'aereo sul quale viaggiavano i calciatori si schiantò contro la Basilica di Superga, sulla collina che sovrasta la città. In quel momento sono tutti diventati immortali
LO SCHIANTO CONTRO LA COLLINA
Il 4 maggio 1949 a Torino c’era brutto tempo. Pioggia, vento e nuvole basse, che avvolgevano e coprivano la collina di Superga. Verso le cinque di pomeriggio, all’improvviso, all’interno della Basilica che sovrasta la città, si è sentito un boato pazzesco. Poi macerie, fiamme e rottami di un aereo. Che si era schiantato sulla collina mentre scendeva verso l’aeroporto per l’atterraggio. Tutte morte le 31 persone a bordo. Su quel trimotore c’era la squadra del Grande Torino. Che era entrata nel mito vincendo cinque campionati consecutivi, uno prima della guerra, altri quattro dopo. Tornavano da una amichevole giocata a Lisbona. Nel giorno della loro morte, tragica e improvvisa, quei campioni sono diventati immortali. Il capitano era il leggendario Valentino Mazzola, il padre di Sandro. Con lui c’erano Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti e Giulio Schubert. Poi gli allenatori Egri Erbstein e Leslie Lievesley, il massaggiatore Ottavio Cortina e i dirigenti Arnaldo Agnisetta, Andrea Bonaiuti e Ippolito Civalleri. Persero la vita anche tutti i componenti dell’equipaggio del Fiat G212: il comandante Pierluigi Meroni, il secondo pilota Cesare Bianciardi, il motorista Celeste D’Incà, il radiotelegrafista Antonio Pangrazzi.
SCHERZI DEL DESTINO
A bordo c’erano anche tre giornalisti: Renato Casalbore, che era stato il fondatore di Tuttosport, Renato Tosatti (padre di Giorgio Tosatti, futuro direttore del Corriere dello Sport) e Luigi Cavallero. A bordo doveva esserci anche il famoso radiocronista Nicolò Carosio: all’ultimo momento la moglie lo convinse a non partire per non perdere la cresima del figlio. Il giornalista rinunciò a malincuore alla trasferta, lo aveva invitato Valentino Mazzola in persona: ebbe salva la vita. Come lui Sauro Tomà, infortunato al ginocchio, Luigi Giuliano, salvato dall’influenza come il presidente del Torino Ferruccio Novo. Luigi Maestrelli, che poi diventerà allenatore della Lazio Campione d’Italia, era stato invitato dalla società, ma non riuscì a partire perché non fece in tempo a rinnovare il passaporto. Rinunciò al viaggio anche Vittorio Pozzo, il commissario tecnico della Nazionale campione del mondo nel 1934 e nel 1938. Toccò a lui identificare i cadaveri ( o quel che ne restava) dei suoi ragazzi.
UNA NAZIONE IN LUTTO
La tragedia del Grande Torino ebbe un fortissimo impatto popolare. Quella squadra era amata anche da chi non aveva il cuore granata, era un orgoglio per l’Italia intera, che cercava di risollevarsi dopo gli anni durissimi della guerra. I funerali delle vittime si svolsero il 6 maggio presso il Duomo di Torino e videro un'imponente partecipazione popolare: oltre 600.000 persone si riversarono infatti per le strade del capoluogo sabaudo a salutare per l’ultima volta i calciatori. Tra i presenti anche Giulio Andreotti, in rappresentanza del Governo, e Ottorino Barassi, presidente della FIGC. La camera ardente si tenne a Palazzo Madama, ex residenza reale situata nella centralissima piazza Castello. Vittorio Veltroni, redattore capo cronache della Rai, effettuò la radiocronaca in diretta delle esequie della squadra.
OGGI LE CELEBRAZIONI
Dopo le restrizioni degli ultimi anni dovute alla pandemia, oggi il popolo granata potrà tornare a unirsi per ricordare e celebrare il dramma del 1949. Il presidente Urbano Cairo oggi sarà in prima fila per le celebrazioni a 73 anni dalla tragedia. Il programma prevede una benedizione dei sepolcri dove risposano molti dei campioni. Poi la prima di oggi si allenerà al Filadelfia, il mitico campo teatro delle imprese del Grande Torino. Nel pomeriggio Messa celebrata proprio nella Basilica di Superga. A seguire una delegazione di calciatori si recherà davanti alla lapide commemorativa, il capitano Andrea Belotti leggerà i nomi delle 31 vittime. In serata la Mole Antonelliana e i ponti sul Po si tingeranno di granata.