A Sanremo, Paolo Jannacci e Stefano Massini, il dolore per i morti sul lavoro
08 febbraio 2024, ore 23:00
Un momento di serietà e riflessione sul palco dell'Ariston con Paolo Jannacci e Stefano Massini che con il loro monologo ricordano le tante vittime sul lavoro
Il Festival di Sanremo non è solo fatto di canzoni, allegria, spensieratezza, ma è anche un momento per parlare anche di uno dei drammi del nostro tempo: le morti sul lavoro. In questo caso è il monologo portato sul palco dal duo Paolo Jannacci e Stefano Massini. Introdotti da Amadeus che ricorda come “Quattro persone muoino ogni giorno in Italia sul posto di lavoro”, tragedie che raccontano di “Un’esplosione devastante, i testimoni: lo abbiamo visto sparire come in un lampo. Quell’uomo lasciava un bimbo di un mese”. Ispirati a quel tragico evento che è la morte sul lavoro, Paolo Jannacci e Stefano Massini hanno composto la canzone; "L’uomo nel lampo" che racconta la storia di un operaio che muore in un'esplosione in fabbrica e lascia un bambino di pochi mesi. Massini poi ricorda che: "C'è un amore di cui non si parla mai, ma fondamentale, quello che dovremmo avere per i nostri diritti, quelli che ci spettano, chiunque tu sia. Viva la dignità".
Il testo del monologo
Ehi, ehi Michè,
Sono io Michè, questa voce lontana
Dicono, sai la vita è strana
Ma più che strana è proprio bastarda
Ed io lo so perché mi riguarda
Da quando il mio filo si è rotto
Sono una foto appesa in salotto
E in quella foto oltretutto...
Ma dai Michè son così brutto
Occhi chiusi, viso scuro...
Che se mi avessero detto giuro
Questa foto resterà di te
Accidenti Michè, mi sarei messo in posa
1,2,3, flash, perfetto
Sono io, sì, sono l'uomo di cui ti hanno detto
Che un lampo mi portò via
E di me non resta, che una fotografia
C'era una volta un uomo che vide come un lampo
sorrise e alzò le mani come per abbracciarlo
L'uomo nel lampo che non è più tornato
Lo videro in quel lampo e lì si è addormentato
Proprio quel lampo che portò via mio padre
e che da quel momento è musica nel vento
Sai Michè,
non è che sono solo in questo posto
C'è più folla che a Rimini ad agosto
Tutti come me finiti fuori pista
Tutti fuori dalla lista
Tutti con il marchio addosso di questo paradosso
Che il lavoro porta sotto terra
e l'operaio muore come in guerra
Ma io Michè, io che ridevo anche dei guai
io, che la battuta non mi mancava mai,
Quando mi dicono: "la fabbrica è una miniera"
No, piuttosto è una galera
Perché loro si fanno l'ora d'aria
e pure noi, nel senso che saltiamo in aria...
E nelle fiamme di 6 metri e via..
Passi da uomo a fotografia.
C'era una volta un uomo che vide come un lampo
sorrise e alzò le mani come per fermarlo
L'uomo nel lampo che non è più tornato
Lo videro in quel lampo
Questo lampo non ha odore ne colore
Il lampo uccide ma senza far rumore
Poi ti guardi ad uno specchio
E lì vorresti perdonare
E vabè, basta dai...
Da questa foto mi guardo intorno
E non ho smesso un solo giorno
in silenzio fotografato e muto di dirti:
"ciao Michè, sono il padre che non hai conosciuto"