“Le sue scoperte hanno fornito la base per esplorare ciò che rende gli esseri umani così unici”. A dirlo è la giuria che al Karolinska Institutet di Stoccolma ha premiato oggi con il Nobel per la Medicina il biologo svedese Svante Pääbo. 67 anni, Pääbo riceve il premio per le sue scoperte sui genomi degli ominidi estinti e l'evoluzione umana.
Una lunga carriera
Nato nel 1955 a Stoccolma, inizialmente Svante Pääbo studia storia della scienza ed egittologia a Uppsala, in Svezia, dove nel 1986 consegue anche un dottorato dedicandosi alla medicina. Lavora poi all'Università di Zurigo, poi all'Università della California, a Berkeley. Nel 1990 è professore all'Università di Monaco. Ed è proprio in Germania che nel 1999 fonda l'
Istituto Max Planck per l'antropologia evolutiva di Lipsia, centro in cui opera tutt’ora. Svante Pääbo è anche professore all'Okinawa Institute of Science and Technology in Giappone. Una lunga carriera, nel corso della quale il Professore ha maturato una serie di esperienze per cui oggi arriva anche l'ambito Premio Nobel.
Le ricerche
Svante Pääbo è considerato l’artefice di una nuova disciplina scientifica, la
paleogenomica. È stato infatti il primo a portare la genetica in un campo come la paleontologia, che fino ad allora si era basata sullo studio di fossili o antichissimi manufatti. Pääbo è stato invece il primo “
archeologo del DNA” estratto dai fossili. Una vera e propria rivoluzione nello studio dell’evoluzione umana. A lui si deve, per esempio, la scoperta che l'
Homo sapiens si è incrociato con i
Neanderthal e che alcuni geni di quei cugini dell'uomo sono ancora presenti nel DNA di quasi tutte le popolazioni contemporanee, influenzando il nostro sistema immunitario. Ma è merito di Pääbo anche la scoperta di un'antica popolazione umana precedentemente sconosciuta: l’
Uomo di Denisova. E chissà che scritta nei geni non sia anche questa vittoria, se si pensa che lo stesso Nobel per la Medicina, esattamente quarant’anni fa, fu ricevuto da
Sune Bergström. Era il papà di Svante Pääbo.