Abbandonata da piccola, chiede aiuto alla mamma biologica per un test genetico che può salvarle la vita, la donna rifiuta

Abbandonata da piccola, chiede aiuto alla mamma biologica per un test genetico che può salvarle la vita, la donna rifiuta

Abbandonata da piccola, chiede aiuto alla mamma biologica per un test genetico che può salvarle la vita, la donna rifiuta


"Un atteggiamento disumano" dice Daniela Molinari, le serve la mappatura del DNA per accedere ad una cura oncologica sperimentale americana

La storia che vi stiamo per raccontare mette i brividi. Daniela Molinari, 47 anni, stava cercando la donna che l'ha abbandonata alla nascita. Lei è stata adottata, ma ha una madre biologica. La cercava perché si rendesse disponibile per un prelievo di sangue necessario per aiutarla a mappare il Dna e accedere a una cura sperimentale americana. Sarebbe la sua unica speranza per guarire dal cancro. La madre della donna è stata trovata ma ha rifiutato di sottoporsi al prelievo. I fatti, Daniela, li ha raccontati questa mattina al  Corriere della Sera.


L'infanzia di Daniela

"Il 1973, quarantotto anni fa, ospedale Sant’Anna di Como. Appena nata - racconta Daniela - mia mamma mi abbandona. Medici e infermieri mi danno nome e cognome: Daniela Simoni. Dal punto di vista anagrafico, il cognome non ha validità in quanto sono un “omissis”, nell’attesa del cognome di un eventuale padre adottivo, che sarà Molinari. In quelle stesse ore un’altra madre abbandona un neonato. Invertono nome e cognome e lui diventa Simone Danieli. Spediti in orfanotrofio, con le suore. A due anni, una coppia di Milano che non poteva avere figli mi adotta. La mamma è ancora viva. Il papà è morto. Ma in realtà l’avrò visto una ventina di volte. Scappò appena arrivai. Forse non era pronto per l’adozione, non aveva la forza né la tenuta, forse voleva una figlia, diciamo, tutta sua. Forse semplicemente aveva un’altra donna, e lasciò perdere le proprie responsabilità".


Il periodo in comunità

Daniela, poi, ha avuto dei problemi, come continua a raccontare nell'intervista pubblicata dal Corriere della Sera. "Ho fatto avanti e indietro tra casa e comunità, poiché la coppia dei genitori si era dissolta e di fatto c’era soltanto la mamma. Ho avuto un’esistenza sfigata. No, sbagliato: abbastanza incasinata. Alla fine sono rimasta in pianta stabile con la mia nuova mamma, anche se sono cresciuta soprattutto con la nonna. Ho studiato. Ho fatto il liceo Berchet e l’università.


La malattia

"Tre anni fa, scoprono un tumore al seno - dice Daniela. Vede, all’inizio non c’è tutta questa enorme preoccupazione. Senonché la situazione si aggrava. Morale: nell’ambito di una cura sperimentale americana, ho bisogno della mappatura del codice genetico e mi serve quello della mamma biologica. Basta un prelievo di sangue, un tampone salivare, nulla di che, nella massima garanzia totale e assoluta dell’anonimato". Della madre biologica Daniela sa che ha settant’anni, abita in un piccolo paese in provincia di Como. E non vuole fare il prelievo. "Il Tribunale dei minori di Milano l’ha cercata e trovata. Le ha spiegato. Eppure niente di niente".


La madre biologica

Daniela trova che sia un comportamento disumano. Sta cercando di preservare la contaminazione degli organi vitali, ma non odia la madre biologica. "Noi adottati - dice - e insieme a noi i nostri genitori adottivi, impariamo una lezione: che non bisogna giudicare. Ho saputo che aveva vissuto una situazione di violenza". Forse una gravidanza conseguenza di uno stupro. "Non ho idea di preciso - continua - c’è stato un periodo, nella mia vita, in cui volevo a tutti i costi scoprire chi fosse quella donna. Ho lasciato perdere, nel timore di venire a sapere cose che mi avrebbero ancora più complicato l’esistenza. Mia mamma biologica avrebbe anche potuto abortire, invece mi ha fatta nascere. Sono stata fortunata. Quando il Tribunale dei minori si è presentato a casa sua, lei ha detto che se l’aspettava. Aveva letto la Provincia di Como, che mi segue dall’inizio".


L'appello era stato lanciato a Febbraio 

"Non le chiedo di sapere chi è, né di conoscerla se lei non lo desidera. Chiedo solo che accetti di sottoporsi a un prelievo di sangue che potrebbe salvarmi la vita": è questo l'appello che Daniela Molinari aveva lanciato sulla Provincia di Como. Lei infermiera di 47 a Como è nata il 23 marzo 1973. Subito è stata lasciata all'orfanotrofio delle suore di Rebbio che l'hanno registrata come Daniela Simoni, cognome cambiato quando due anni dopo è stata adottata da una famiglia milanese. Da tre anni Daniela - che a sua volta ha due figli, una ragazzi di 23 anni e un bambino di 9 - è ammalata di tumore. I medici le hanno proposto una "immunoterapia sperimentale nata in Svizzera che si basa - ha spiegato - sulla mappatura genetica, ma serve almeno uno dei due genitori". Da qui il suo appello alla donna che l'ha partorita, che non ha trascritto il nome sui documenti e ha chiesto anche di cancellare i dati sanitari. La donna è stata trovata, ma, al momento nessun prelievo. 


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