Accordo tra Israele e Hamas, tra conferme e smentite: un cammino accidentato verso la pace
Accordo tra Israele e Hamas, tra conferme e smentite: un cammino accidentato verso la pace Photo Credit: agenziafotogramma.it
15 gennaio 2025, ore 16:00
Continuano i tavoli di pace in Qatar per trovare una quadra alla definizione del trattato per il cessate il fuoco nella Striscia. Il botta e risposta tra Hamas e Tel Aviv con scambio reciproco di accuse che servono a prendere tempo.
42 giorni di cessate il fuoco e 33 ostaggi israeliani da liberare. Tra questi due numeri si muove la diplomazia internazionale in Qatar per chiudere la trattativa tra Tel Aviv e Hamas.
LA TRATTATIVA
Tra stop and go, rettifiche, conferme e smentite, si procede faticosamente verso la definizione dei dettagli. Ma, come si dice, il diavolo si annida nei dettagli e sono quelli a bloccare i tavoli di confronto. Secondo fonti palestinesi, la prima fase dell'accordo tra Hamas e Israele inizierà domenica con la liberazione di tre ostaggi israeliani, lo riferiscono fonti a Channel 12. Si attende ancora, tuttavia, che l'intesa sia annunciata ufficialmente. L'ufficio del primo ministro israeliano in una nota riferisce che 'contrariamente a quanto riportato dai media, l'organizzazione terrorista Hamas non ha ancora fornito una risposta all'accordo'. Quasi contemporaneamente, due fonti palestinesi vicine ai negoziati a Doha hanno affermato, invece, che i gruppi palestinesi Hamas e Jihad islamica hanno approvato un cessate il fuoco a Gaza e un accordo di scambio di prigionieri.
ATTORI OCCULTI
Il punto di caduta della vicenda sta nel fatto che nel trattato interagiscono molti più attori di quanto sia visibile a un primo sguardo. Netanyahu deve superare le resistenze nel suo partito dell’ala oltranzista e messianica che si oppone da sempre a una decelerazione della guerra, il cui obbiettivo, secondo i ministri ultra del Likud, è la totale bonifica della Striscia di Gaza dalla presenza di Hamas. Smotrich e Ben Gvir sono i ministri dell’ultra destra che appoggiano e sostengono la politica aggressiva in Cisgiordania contro i palestinesi e L’ANP, e che affermano un diritto divino sull’intera terra di Palestina e su Gerusalemme quale capitale dello Stato di Israele. Il leader di Hamas, Muhammad Sinwar, deve mettere d’accordo la fazione islamica che guida da quando è morto il fratello Yaya, con i fratelli sciiti di Iran, Libano e Yemen. Ma lo svantaggio dell’asse della resistenza, come viene denominata in Medio Oriente l’alleanza sciita, rispetto al posizionamento militare israeliano è evidente, dunque è chiaro che la trattativa dovrà pendere verso le richieste di Gerusalemme.
LE FASI SUCCESSIVE
In un secondo momento, una volta appianato e definito il come e il quando della prima fase dell’accordo, i nodi da affrontare saranno l’amministrazione dell’enclave palestinese dopo l’uscita di scena di Hamas -per il quale America e Cisgiordania non vedono alternative all'Autorità nazionale palestinese-, e la liberazione totale del territorio dalla presenza militare israeliana, questione complessa alla quale si oppone Netanyahu, che vuole mantenere il controllo del corridoio Philadelphia, lingua di terra al confine tra Gaza e Egitto.
INTANTO NELLA STRISCIA
Il ministero della Salute della Striscia di Gaza ha dichiarato che nelle ultime 24 ore sono state uccise 62 persone nell'enclave palestinese, portando il bilancio complessivo delle vittime della guerra a 46.707. Il ministero ha dichiarato che almeno 110.265 persone sono state ferite in più di 15 mesi di guerra tra Israele e Hamas, scatenata dall'attacco del gruppo palestinese del 7 ottobre 2023