Addio a Tarcisio Burgnich, difensore dell'Inter di Helenio Herrera, aveva 82 anni; è stato una colonna anche della nazionale
Addio a Tarcisio Burgnich, difensore dell'Inter di Helenio Herrera, aveva 82 anni; è stato una colonna anche della nazionale
26 maggio 2021, ore 12:00 , agg. alle 12:13
Con l'Inter di Helenio Herrera Tarcisio Burgnich vinse tutto negli anni 60, ed è stato grande protagonista anche in Nazionale. Aveva 82 anni, da tempo era gravemente malato. Messaggi di cordoglio da tutto il mondo del calcio
SE NE VA UN PEZZO DI CALCIO
Sarti, Burgnich, Facchetti… La recita della formazione della grande Inter è entrata nell’immaginario collettivo e viene ricordata come una filastrocca a più di cinquanta anni di distanza. Oggi se ne è andata un’altra colonna, anzi una roccia come era soprannominato Tarcisio Burgnich. Difensore arcigno come il suo cognome, è stato uno degli elementi chiave del calcio italiano degli anni sessanta e settanta. È morto la notte scorsa, aveva 82 anni. Lo ha stroncato una lunga malattia. I funerali verranno celebrati domani a Viareggio.
LA GRANDE INTER DI HELENIO HERRERA
Originario di Ruda, in Friuli, classe 1939, Burgnich era un terzino destro, ma sapeva fare bene anche lo stopper o il libero; dopo essere cresciuto nell'Udinese venne acquistato dalla Juventus ma senza trovare sufficiente spazio; dopo un passaggio al Palermo, nel 1962 l'approdo in nerazzurro con Helenio Herrera. All'Inter ci restò per 12 anni, collezionando 467 presenze, segnando 6 gol e conquistando otto trofei: quattro scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Chiuse poi la carriera al Napoli. Burgnich è stato un giocatore importante anche per la nazionale italiana: ha vinto l’Europeo nel 1968 e ha giocato la finale del Mondiale di Messico ’70, persa contro il Brasile. Pochi giorni prima, sempre allo stadio Atzeca, aveva segnato il gol del provvisorio 2-2 nella mitologica semifinale tra Italia e Germania, vinta dagli azzurri 4-3 ai tempi supplementari.
FECE DEBUTTARE ROBERTO MANCINI
Alla fine degli Anni 70’ ha intrapreso la carriera di allenatore, facendo esordire a Bologna nella stagione 1981/82 l’attuale Ct della Nazionale Roberto Mancini. Oltre al Bologna ha guidato Livorno, Catanzaro, Como, Genoa, Vicenza, Cremonese, Salernitana, Foggia, Lucchese e Ternana, fino all’ultima esperienza nel 2001 sulla panchina del Pescara.
IL CORDOGLIO DELL'INTER
L’Inter ha pubblicato un lungo post di saluto: "Ciao Tarcisio, sarai sempre la nostra Roccia. Ci sono degli uomini che vorresti sempre avere al tuo fianco, dei calciatori che vorresti sempre nella tua squadra, delle leggende che vorresti facciano sempre parte della tua storia. Tarcisio Burgnich ha incarnato la forza e i valori del nostro Club e l'Inter ha avuto il privilegio di vederlo lottare per i propri colori: statuario, implacabile, umile e sempre leale. Entrato nella storia della Grande Inter e nella memoria dei tifosi nerazzurri per la grande tempra ed il carattere che mostrava in campo, ha formato con Giacinto Facchetti una delle coppie di terzini più forti del mondo in quell'Inter dove la difesa era un punto fermo, forgiata dal mago Herrera con campioni preparati atleticamente e mentalmente per affrontare e fermare ogni tipo di avversario. Come nella partita che Burgnich ha portato sempre nel cuore, giocata due anni dopo il suo arrivo in nerazzurro, quella finale contro i mostri sacri del Real Madrid di Di Stéfano, Puskas, Gento, quelli che noi avevamo visto solo nelle figurine. Un giorno che riuscì a stravolgere le gerarchie e a portare la prima Coppa dei Campioni nella bacheca nerazzurra. E poi la storia che si ripete, esattamente un anno dopo, contro il Benfica di Eusebio a San Siro.”
CAPACE DI FERMARE PELÈ
Anche la Federcalcio ha voluto ricordare Tarcisio Burgnich. Queste le parole del presidente Gabriele Gravina: “Alla vigilia dell’Europeo ci lascia un grande campione d’Europa. La sua morte è l’ennesima ferita inferta al cuore dei tifosi azzurri e di tutti gli appassionati di calcio. Con la sua forza e la sua determinazione ha scritto bellissime pagine di storia del calcio italiano”. Roberto Boninsegna ha dichiarato: “Solo lui poteva marcare Pelè”, Dino Zoff ha parlato di mancanza pesante per la perdita di un grande difensore e soprattutto di un brav’uomo.