Agrigento, poliziotto uccide figlio per strada con l'arma d'ordinanza. La vittima aveva 24 anni

Agrigento, poliziotto uccide figlio per strada con l'arma d'ordinanza. La vittima aveva 24 anni

Agrigento, poliziotto uccide figlio per strada con l'arma d'ordinanza. La vittima aveva 24 anni


01 febbraio 2022, ore 16:00

L'omicidio in piazza a Raffadali, al termine di un'accesa discussione

Freddato in piazza

Un giovane di 24 anni, Vincenzo Gabriele Rampello, è stato ucciso con quindici colpi di arma da fuoco a Raffadali, nell'Agrigentino. L'omicidio è stato commesso in piazza, dove le forze dell'ordine hanno trovato diversi bossoli. I colpi sarebbero stati esplosi a distanza ravvicinata. I carabinieri hanno fermato il padre della vittima. Si tratta di Gaetano Rampello, 57 anni, assistente capo coordinatore della polizia di Stato in servizio decimo reparto Mobile di Catania. L'uomo è accusato di omicidio. Secondo una prima ricostruzione, padre e figlio avrebbero avuto un'accesa discussione al culmine della quale il poliziotto avrebbe estratto la pistola d'ordinanza e avrebbe ucciso il figlio. Rampello si è poi spostato su una panchina, dove si è seduto in attesa di un pullman di linea e dove è stato trovato e bloccato dai carabinieri.


Una vita difficile 

Il giovane ucciso stamattina a Raffadali era seminfermo di mente. Da piccolo era cresciuto in comunità. "I Carabinieri della Compagnia di Agrigento, diretti dal Maggiore Marco La Rovere, stanno cercando di approfondire i dissidi familiari che legavano padre e figlio e che hanno portato a questo tragico epilogo", ha detto il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio. "I recenti episodi di tragica ed inaudita violenza avvenuti in questi giorni in provincia di Agrigento hanno evidenziato malesseri profondi all'interno della società e delle famiglie, acuiti dal grave isolamento provocato dalla pandemia e non adeguatamente contenuti da un sistema socio- sanitario-assistenziale non sempre pronto ad erogare idonei servizi alla collettività", ha aggiunto il Procuratore. "Troppo spesso quelli che vengono definiti gesti di follia sono il portato di conflitti sociali e familiari che il sistema, inteso in senso ampio e non escluso quello giudiziario, non è stato in grado di adeguatamente e legittimamente arginare e contenere", ha concluso Patronaggio. Il riferimento è anche alla strage di Licata del 26 gennaio scorso, quando un uomo ha ucciso il fratello, la cognata e i loro due figli, di 15 e 11 anni, e poi si è suicidato. 

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