26 novembre 2020, ore 10:00 , agg. alle 11:58
Il 26 novembre del 1864 la piccola Alice Pleasance Lidden ricevette in dono dall'autore Lewis Carrol il manoscritto originale della fiaba
É proprio vero che il tempo non può nulla se di mezzo ci sono le favole. Sarà perché, come disse Gianni Rodari, "le fiabe rappresentano uno dei più bei giochi che bambini e adulti possano giocare insieme. Un gioco che non ha bisogno di oggetti o di spazi per essere svolto. Si sta seduti. Si gioca con le parole, con la mente, con le immagini, con i sentimenti". Così nemmeno 156 anni hanno potuto, in nessun modo, intaccare la magia di "Alice nel paese delle meraviglie", una delle favole più belle che siano mai state raccontate.
Le origini e il primo manoscritto
Tutto ebbe inizio il 4 luglio del 1862. Charles Lutwidge Dodgson (vero nome di Lewis Carroll) e il reverendo Robinson Duckworth salirono su una barca insieme alle piccole Lorina, Edith e Alice, figlie di Henry Liddle, vicecancelliere dell'Università di Oxford. Il viaggio, che da Folly Bridge li avrebbe condotti fino a Godstow, navigando sul Tamigi, si prospettava lungo e noioso per le bambine, quindi Dogson pensò di raccontare loro una storia. Nacque così l'idea della favola di Alice, una ragazza che, per sfuggire alla noia, segue un coniglio bianco fino alla sua tana, ritrovandosi catapultata in un mondo fantastico popolato da strane creature e animali parlanti. Le giovani Liddle rimasero affascinate dal racconto, soprattutto la piccola Alice che chiese a Charles di scrivere quella storia per lei. La stesura portò via parecchio tempo a Dugson, ma la promessa venne mantenuta. Così, due anni dopo, Alice ricevette in dono il manoscritto originale completo di illustrazioni realizzate dallo stesso autore e intitolato “Le avventure di Alice sottoterra”.
Sviluppo e traduzioni
Naturalmente, il manoscritto ricevuto in dono dalla giovane Liddle, non fu che una prima versione del più completo “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie”, che fu ampliato da Lewis Carroll con nuovi capitoli prima di essere pubblicato ufficialmente. In Italia, il libro uscì per la prima volta nel 1872. Tradurlo dall’inglese senza snaturarne il senso fu davvero complesso: i proverbi e i riferimenti alla cultura inglese, le figure retoriche ma, soprattutto i giochi di parole senza equivalenti nella lingua italiana utilizzati dall’autore nella versione originale resero il compito assai difficile a Teodorico Pietrocola Rossetti che, per primo, si cimentò nell’impresa. Oltre alla sua traduzione, ne esistono altre due: quella di Emma Cagli, che ne addolcì il linguaggio nel 1908, realizzandone una nuova versione italiana per l’Istituto di Arti Grafiche di Bergamo, e una successiva, datata 1913, che contiene anche il seguito “Alice attraverso lo specchio” e che, si pensa, possa essere opera di Silvio Spaventa Filippi, allora direttore della collana editoriale “Biblioteca dei Ragazzi”.
Le versioni per il cinema e il grande successo di pubblico
Inutile dire che il mondo fantastico creato da Carroll è sempre stato fonte di ispirazione per registi e sceneggiatori. Nel corso degli anni sono state, infatti, tantissime le versioni di “Alice nel paese delle meraviglie” realizzate per il grande schermo, a partire dalla prima opera datata 1903, un cortometraggio muto, diretto e prodotto da Cecil M. Hepworth e Percy Stow. Con l’avvento della tecnologia e degli effetti speciali, le versioni cinematografiche si sono moltiplicate dando ogni volta nuova linfa all’universo colorato e nonsense di Alice che, attraverso un secolo di cinema, ha avuto diversi volti, a partire da quello di May Clark, la prima attrice che ne vestì i panni, fino a quello di Mia Wasikowska, protagonista del più recente live action realizzato da Tim Burton in collaborazione con la Walt Disney Pictures nel 2010.
Alice e Walt Disney, un capolavoro d’animazione
La versione di Tim Burton non è l’unica realizzata con la Walt Disney Productions né, tantomeno, la più famosa. Lo stesso Walt Disney lavorò a lungo su quelli che erano stati i suoi libri preferiti da bambino. L’idea di portare Alice al cinema gli venne per la prima volta negli anni ‘20, quando, poco più che ventenne, realizzò un corto in live action che, però, non fu mai distribuito. Servì, tuttavia, come episodio pilota per la serie intitolata “Alice Comedies”, con protagonista la piccola Virginia Davis. Nei primi anni ‘30, Walt Disney pensò di mescolare attori veri e cartoni animati per raccontare nuovamente la storia, arricchendola con i colori e l’allegria delle animazioni. Tuttavia, l’impegno per la realizzazione di “Biancaneve e i sette nani” e l’uscita di una nuova versione di “Alice nel paese delle meraviglie” ad opera della Paramount, bloccarono il progetto. Dopo aver preso in considerazione, per diversi anni, la possibilità di un mix tra attori e cartoni e aver scomodato, addirittura, Ginger Rogers, provinata per il ruolo di Alice, Disney capì che solo un film interamente d’animazione avrebbe potuto rendere giustizia al mondo fantastico di Lewis Carroll. Così, avvalendosi delle illustrazioni di Mary Blair, di una squadra di animatori e sceneggiatori e del talento musicale di Oliver Wallace, realizzò il capolavoro d’animazione che tutti conosciamo e che uscì per la prima volta nelle sale nel 1951.
Alice oggi: le nuove interpretazioni
Nonostante si possano annoverare decine di versioni di “Alice nel paese delle meraviglie”, la favola di Lewis Carroll continua ad essere al centro di nuovi progetti. Proprio in questi giorni è uscita in libreria una versione coloratissima, realizzata dall’architetto, scenografo e illustratore Enzo Venezia che ha voluto rileggere la favola attraverso rime e filastrocche accompagnate da vere e proprie opere d’arte. Novità anche sul fronte cinematografico, con l’uscita nelle sale americane di “Come away” per la regia di Brenda Chapman (The Brave), che rimescola le carte trasformando Alice nella sorella di Peter Pan. Una trasposizione assai fantasiosa e molto lontana dalla favola di Lewis Carroll che, però, si avvale di un cast di tutto rispetto (Michael Caine, Angelina Jolie, David Oyelowo). Certo, i tradizionalisti storceranno il naso di fronte a questa versione ma, chiunque senta la nostalgia della fiaba originale, può sempre scegliere di rileggere il libro di Lewis Carroll, un classico godibile a qualsiasi età … perché non è mai troppo tardi per sognare una partita a croquet con la Regina di cuori o un thè col Cappellaio Matto!
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