Allarme transizione digitale, mancano 362mila specialisti. Confartigianato, se ne cercano 699mila

Allarme transizione digitale, mancano 362mila specialisti. Confartigianato, se ne cercano 699mila

Allarme transizione digitale, mancano 362mila specialisti. Confartigianato, se ne cercano 699mila


21 agosto 2024, ore 08:00

Il problema a livello regionale vede in testa il Trentino-Alto Adige, dove il 65,8% dei posti di lavoro rimane vacante. Bolzano guida la classifica delle province con il più alto mismatch tra domanda e offerta di manodopera qualificata

A.A.A. Specialisti digitali cercasi. Ma sono 'introvabili' . In Italia ne mancano più di 360mila e la transizione digitale delle imprese rischia di rimanere azzoppata accumulando un pericoloso ritardo rispetto ai competitor stranieri, proprio per la crescente difficoltà nel reperire personale qualificato. A registrare il mismatch tra domanda e offerta è Confartigianato che, in base ad una rilevazione, ha calcolato che le aziende hanno necessità di 699mila lavoratori con competenze digitali avanzate 4.0, ma non riescono a trovarne più della metà (51,8%). All'appello non rispondono 362mila specialisti capaci di gestire tecnologie come l'intelligenza artificiale, il cloud computing, l'Industrial Internet of Things (IoT), la data analytics, i big data, la realtà virtuale e aumentata e la blockchain.

I NUMERI E IL TERRITORIO

Il quadro si fa ancora più allarmante per le micro e piccole imprese, dove il 54,9% delle mansioni che richiedono competenze digitali rimangono scoperte. Il nostro Paese rimane di poco indietro alla media europea. Nel 2023 gli specialisti Ict in Italia erano il 4,1% degli occupati contro il 4,8% della media Ue. Inoltre, le donne rappresentano solo il 15,7%. Il gap più marcato si registra nel Nord Est, area che si posiziona al primo posto per la difficoltà a reperire queste professionalità con il 57,9% di ricerche a vuoto. A seguire il Nord Ovest (52,5%); il Centro (50,8%) e il Sud e le Isole (47,5%). A livello territoriale è il Trentino-Alto Adige in cima alla classifica (65,8%), con la provincia di Bolzano in testa (69,2%). Al secondo posto il Friuli-Venezia Giulia, con una quota pari al 62,6% del totale richiesto che non trova adeguate professionalità. Dalla classifica stilata da Confartigianato sulle regioni e province in cui il problema del personale introvabile è più acuto e supera la media nazionale, emerge che, se il Trentino-Alto Adige è la regione con il maggior mismatch tra ricerca e offerta, se si guarda ai numeri assoluti è la Lombardia la regione nella quale mancano più figure con e-skill: 80.250 specialisti, vale a dire il 52,3% del totale ricercato. Dopo il Trentino-Alto Adige, seguono il Friuli-Venezia Giulia (7.350 le figure professionali introvabili, pari al 62,6% del totale richiesto dalle imprese della regione), l'Umbria (3.750, pari al 60,3%), le Marche (9.030, pari al 57,1%), il Veneto (31.720, pari al 56,3%) e l'Emilia-Romagna (29.760, pari al 55,8%). Mostrano percentuali superiori alla media nazionale anche la Toscana (22.550, pari al 54%), la Liguria (7.900, equivalente al 53,1%), il Piemonte (25.860, pari al 53%), la Lombardia (80.250, vale a dire il 52,3%) e l'Abruzzo (6.930, pari al 52%). 

CONFARTIGIANATO, SERVE PIU' FORMAZIONE E PIU' DIALOGO TRA SCUOLA E IMPRESE

"Le nostre aziende - sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli - devono poter contare su lavoratori in grado di padroneggiare le nuove tecnologie. Serve un'adeguata politica formativa e un dialogo sempre più stretto tra la scuola, il sistema dell'istruzione professionale e le imprese". Imprese che, secondo il rapporto di Confartigianato, per reagire alla carenza di personale, attrarre giovani talenti e trattenere i lavoratori con più elevate skills ed esperienza, hanno adottato una serie di strategie. In particolare, il 32,6% dei piccoli imprenditori punta su aumenti salariali, il 28,5% su flessibilità degli orari di lavoro e il 24,9% sulla collaborazione con le scuole, soprattutto quelle ad indirizzo tecnico e professionale. Secondo Confartigianato, infatti, per il 72% dei lavoratori necessari alle piccole imprese è richiesto un titolo secondario tecnico o con qualifica o diploma professionale o una laurea in materie scientifiche, tecnologiche ed ingegneristiche (Stem). 


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