Andrea Pirlo e l'addio al calcio
07 novembre 2017, ore 10:21
Il commento di Paolo Pacchioni
La prima considerazione che abbiamo fatto dopo aver appreso che quella giocata ieri con i New York City è stata l'ultima partita con Andrea Pirlo in campo è che che il talento bresciano forse potrebbe farebbe ancora comodo a una nazionale che in una settimana si giocherà la possibilità di andare al mondiale. Gli si poteva chiedere un ultimo, piccolo sforzo: due partite contro la Svezia... Si scherza... È ovvio, il tempo passa per tutti e il calcio di oggi è sempre più atletico. Ma la classe non ha età. Dopo Baggio, Del Piero, Totti lascia un altro gigante del calcio italiano. Ha giocato con le maglie di Brescia, Inter, Reggina, Milan, Juventus prima di andare a svernare nel campionato americano. Ha vinto tutto, campionati e Champions league, e ha trionfato anche con la maglia della nazionale nel mondiale del 2006 in Germania. Nato centrocampista, cresciuto come trequartista, consacrato come regista arretrato. Pirlo verrà ricordato per le grandi doti tecniche, per una visione di gioco senza pari, per le sue implacabili punizioni dal limite dell'area, nelle quali aveva una percentuale realizzativa simile a quella dei rigori. A vederlo da fuori sembrava un ragazzo silenzioso e quasi timido. Impressione assolutamente sbagliata: Andrea in campo era un leader assoluto, nelle interviste non alzava il tono ma se c'era da parlare chiaro non si tirava indietro; e nello spogliatoio e in ritiro i suoi compagni erano abituati ai suoi scherzi. Lo rimpiangeremo, ci mancherà.
Paolo Pacchioni
Paolo Pacchioni