22 agosto 2019, ore 12:00
Urgenti per stimare rischi su salute, sistemi di trattamento delle acque reflue e potabili sono efficaci anche nella rimozione del 90% delle microplastiche
Presenti ovunque, anche nell'acqua del rubinetto, in quella acquistata in bottiglia e in quella di sorgente, le microplastiche sono ancora poco studiate e abbiamo "urgente bisogno di sapere di più sul loro impatto sulla salute". A lanciare l'appello è l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha pubblicato il rapporto "Microplastics in Drinking Water", in cui chiede un'ulteriore valutazione della presenza di queste sostanze nelle acque che beviamo e delle loro conseguenze sul nostro organismo. I potenziali pericoli associati alle microplastiche presenti nell'acqua potabile, osserva l'Oms, sono di tipo fisico e chimico, ma vi è anche la possibilità che possano essere veicolo per l'ingestione di microbi patogeni. I dati oggi disponibili, secondo il rapporto, sono infatti "estremamente limitati", "con pochi studi completamente affidabili", spesso realizzati utilizzando "metodi e strumenti diversi per campionare e analizzare particelle di plastica". E' necessario quindi, chiedono gli esperti dell'Oms, sviluppare "metodi standard per misurare la presenza e per studiarne le fonti, così come per valutarne le conseguenze sull'organismo. Le microplastiche provengono dalla degradazione di oggetti e tessuti sintetici che entrano nel ciclo dell'acqua potabile, ad esempio attraverso le acque reflue o scarichi industriali, ma "anche le stesse bottiglie di plastica e i tappi possono esserne fonte". I sistemi di trattamento delle acque reflue e potabili sono efficaci anche nella rimozione del 90% delle microplastiche, ma una parte significativa della popolazione mondiale "attualmente non ne beneficia". Oltre a favorirne quanto più possibile l'utilizzo, conclude l'Oms, è urgente "fermare l'aumento dell'inquinamento da plastica in tutto il mondo", diminuendone l'uso e migliorandone il riciclo.