Appello per la condanna in primo grado all'ergastolo per Alessandro Impagnatiello, che uccise Giulia Tramontano la compagna incinta

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10 aprile 2025, ore 17:30 , agg. alle 18:29
L'uomo fu condannato di giudici milanesi con le aggravanti della premeditazione e crudeltà. Il pool difensivo punta a constestarle per una riduzione della pena di primo grado
La difesa di Alessandro Impagnatiello ha proposto ricorso contro l’ergastolo. La condanna in primo grado era stata determinata anche dalle aggravanti di premeditazione e crudeltà. Secondo il pool di difensori di Impagnatiello non vi furono premeditazione né crudeltà, che i giudici invece le hanno rilevato nella condotta dell’uomo, quando ha colpito a morte, con numerose coltellate Giulia Tramontano.
LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA
I giudici della corte di Assise di Milano, hanno scritto all'interno delle motivazioni della sentenza di primo grado, depositata nel mese di febbraio, che Impagnatiello aveva premeditato l'omicidio della compagnia Giulia Tramontano per "quasi 6 mesi", durante i quali avrebbe tentato senza riuscirvi di avvelenarla con veleno per topi e ammoniaca. Lo dimostrerebbero diverse ricerche sul web fatte da Alessandro Impagnatiello nei mesi precedenti al delitto: "Come avvelenare una donna incinta", "effetti del veleno per topi sull'uomo", oppure "quanto veleno è necessario per uccidere una persona", "veleno per topi caldo", e via dicendo.
L’OBIETTIVO E’ LA RIMOZIONE DELLE AGGRAVANTI
L'obiettivo dei legali è l'accesso alla giustizia riparativa e soprattutto la rimozione delle aggravanti della premeditazione e della crudeltà che gli sono state contestate appesantendo la pena. Ricordiamo che Alessandro Impagnatiello, l'ex barman, è stato condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, avvenuto il 27 maggio 2023 nell'appartamento che la coppia condivideva a Senago, in provincia di Milano.
37 COLTELLATE PER UCCIDERE LEI E IL FIGLIO SUO CHE PORTAVA IN GREMBO
Secondo la corte, Impagnatiello aveva poi deciso di cambiare strategia e di accoltellare Giulia Tramontano, dopo che lei aveva scoperto la sua relazione parallela con una collega e dopo che le due donne si erano incontrate, solidarizzando La aggredì al rientro in casa colpendola con 37 coltellate, 11 delle quali inferte "allorché la vittima era ancora viva", accanendosi su di lei nonostante "portasse in grembo il figlio dello stesso reo". Secondo i giudici, Impagnatiello in quei frangenti "aveva senz'altro realizzato, sebbene per una manciata di secondi, che insieme con lei moriva anche il nascituro che portava in grembo", cosa che avrebbe "provocato in Giulia Tramontano una sofferenza ulteriore". Sulla tomba di Giulia Tramontano un bassorilievo della ventinovenne incinta mentre si tocca la pancia. La sorella Chiara sui social mostrò sui social la lapide scelta dalla famiglia per commemorare la ragazza e anche il feto.