Assoutenti lancia l'allarme per il "Caro colazione" al bar, per una tazzina di caffè 1,50 euro
Assoutenti lancia l'allarme per il "Caro colazione" al bar, per una tazzina di caffè 1,50 euro
15 gennaio 2022, ore 14:00
lLassociazione segnala i rincari delle materie prime che gli esercenti scaricano sui consumatori. Le quotazioni del caffè sono cresciute dell'81% nel 2021, quelle del latte del 60% e dello zucchero del 30%. A questo si aggiungono i rincari delle bollette di luce e gas
Il caffè al bar per gli italiani è un vero e proprio rito irrinunciabile, così come il cappuccino e la brioche. Per questo preoccupa l’allarme sul “Caro Colazione” lanciato da Assoutenti per i prezzi che rischiamo di trovare tutte le mattine al bancone. L’associazione segnala infatti come in Italia, in non pochi casi, i listini dei prezzi siano stati già aggiornati con rincari considerevoli. Per una tazzina di caffè si arriva a spendere anche un 1,50 euro, con un aumento del 37,6%. A pesare ci sono in particolare gli aumenti legati alle materie prime. Le quotazioni del caffè sono cresciute dell’81% nel 2021, quelle del latte del 60% , quelle di zucchero e cacao del 30%. A questo si aggiunge la stangata degli ultimi mesi per le bollette di luce e gas, costi che inevitabilmente gli esercenti scaricano sui consumatori
Frenata per i consumi
Proprio gli aumenti di luce e gas, con gli effetti delle nuove ondate di contagi covid legate alla variante Omicron, sono alla base anche dei rischi legati alla decisa frenata dei consumi. Secondo le stime di Confesercenti, nel primo semestre del 2022, i prezzi energetici potrebbero pregiudicare la ripresa maturata nella seconda parte del 2021, spostando in avanti di altri sei mesi il recupero dei livelli pre-pandemici, quindi dalla fine del 2023 all’inizio del 2024. La perdita per i commercianti potrebbe aggirarsi intorno ai 6,4 miliardi euro, una cifra folle considerando le difficoltà della categoria già colpita da una crisi che va avanti dall’inizio dell’emergenza sanitaria. “A mettere a rischio i consumi è in primo luogo il combinato disposto dell'aumento dello smartworking e della frenata del turismo, che potrebbe portare a 3,1 miliardi di euro di minori introiti nel trimestre per la mancanza dei viaggiatori stranieri e per i mancati consumi dei lavoratori nei pubblici esercizi. – si legge in un comunicato di Confesercenti - Un colpo che metterebbe a rischio 35mila attività e 200mila lavoratori nel turismo e nella somministrazione". Per questo l’associazione chiede nuovi interventi “"a partire dal rinnovo delle moratorie sul credito e dal rinnovo degli ammortizzatori Covid per i dipendenti delle attivita' colpite" oltre che sui prezzi energetici.