Avatar: la via dell’acqua, un ruggito d'amore che scuote le fondamenta del cinema
Avatar: la via dell’acqua, un ruggito d'amore che scuote le fondamenta del cinema
14 dicembre 2022, ore 08:00
Dopo 12 anni irrompe come una scheggia impazzita, il sequel di Avatar, più grande, più bello e più maturo
“L’arte sfida la tecnologia, la tecnologia ispira l’arte”. A pronunciare queste parole fu John Lasseter, il genio creativo che inventò la PIXAR, uno degli studi di animazione cinematografica più importanti del cinema contemporaneo. Grazie a film come Toy Story, Alla ricerca di Nemo, Cars e tanti altri, lo studio dimostrò al mondo come si potesse fare arte anche attraverso un computer e di come anche l’algoritmo più freddo, se messo nelle mani di artisti e artigiani, potesse regalare tante emozioni. Ecco, sembra questa la filosofia alla base del lavoro del regista visionario James Cameron che irrompe oggi al cinema con Avatar: la via dell’acqua, il sequel del fortunatissimo film del 2009 che ancora oggi è l’incasso più alto della storia.
AVATAR: LA VIA DELL’ACQUA, LA TRAMA DEL FILM
Semplice e snella. La trama di questo sequel rispetta in pieno la storia del primo film. Niente di complesso, tutto molto lineare e ridotto all'osso. Lo sappiamo, ormai, che James Cameron non punta sull'intreccio ma sull'estetica che qui raggiunge vette sconfinate. Ma andiamo con ordine.
La pellicola si apre su Pandora. Ritroviamo i nostri eroi, Jake e Neytiri, che nel frattempo hanno messo su famiglia. Ma il pericolo è dietro l'angolo. Gli umani, che qui appaiono più avidi e cattivi che mai, sono tornati per uccidere l'ex Marine e colonizzare il paradiso alieno di Pandora. Per sfuggire alla minaccia, i protagonisti assieme ai loro figli, trovano rifugio in questa comunità che vive sulle sponde dell'oceano e che prospera in stretta relazione con il mare e il suo ecosistema.
LA VIA DELL'ACQUA, ANZI LA VIA DEL CINEMA
Un ruggito intenso e potente, talmente forte da scuotere il cinema fino alle fondamenta. Uno spettacolo visivo che non ha eguali. Un caleidoscopio di emozioni e colori che riescono ad accendere anche il cuore più arido. Non è solo questione di tecnologia, non è solo questione di innovazione. James Cameron mette tutto se stesso in ogni singolo fotogramma. Ogni inquadratura è possente e mastodontica, tanto da far scomparire qualsiasi piattaforma streaming. La via del cinema più che la via dell’acqua. Si percepisce l’amore viscerale e quasi ancestrale per la sala cinematografica fino all'ultimo istante. La trama è semplice e banale, ma per la prima volta, forse, è giusto così. E’ come se la narrazione facesse un passo indietro per non dare fastidio alle immagini e farle risaltare all’ennesima potenza. Anche perché la bellezza che trasuda dallo schermo è talmente immensa che lo spettatore non riesce ad avere il tempo di focalizzarsi su altro.
CAMERON ALL'ENNESIMA POTENZA
Una droga visiva che ti trascina con prepotenza in questo mondo così perfetto e ammaliante che, durante le visione, ci si dimentica che sia inventato.
Si percepisce tra le righe la critica alla Marvel che partorisce 3 film all’anno, come fosse una fabbrica fordista, senza però metterci l’anima e il cuore. No, Cameron non ci sta. 12 anni, tanto lavoro e tutto il coraggio di innovare, di non accontentarsi e di superare ogni limite possibile. Fare cinema è una cosa seria per lui, e si vede. Anzi, si potrebbe quasi pensare che questo secondo capitolo di Avatar sia una somma di tutta la sua filmografia. C’è tutta la passione che l’autore ha sempre avuto per le profondità marine, ma anche omaggi e citazioni più o meno esplicite al suo Titanic. E ovviamente l’attenzione alle tematiche green e al rispetto per la biodiversità e la natura, che qui più che mai vengono associate ad una divinità astratta.
Insomma, c’è poco da aggiungere. La via dell’acqua è un’esperienza imperdibile che vi consigliamo di vedere sul più grande degli schermi e con la tecnologia del 3D.
Un inno al cinema, che anche grazie a registi come James Cameron, è più vivo che mai e lotta assieme a noi!