30 dicembre 2019, ore 21:29
Il padre dell'ex ministro Maria Elena è coinvolto nelle indagini sul crac dell'istituto di credito
La procura di Arezzo ha esercitato la citazione diretta a giudizio per il reato di bancarotta colposa a carico di 14 ex dirigenti e membri dell'ultimo cda di Banca Etruria. Tra questi c'è anche Pierluigi Boschi, padre dell'ex ministro Maria Elena, il quale, nella vicenda della banca, per la prima volta finirebbe a processo. Questo filone riguarda consulenze per dare un partner alla banca, ma tali da causare il crac, ed è costola autonoma rispetto al maxi-processo per bancarotta già in corso con altri 25 imputati. Tra le consulenze contestate dalla procura ci sono i 4 milioni di euro pagati per incarichi affidati a grandi società (Mediobanca e Bain) e importanti studi legali (Grande Stevens a Torino e Zoppini a Roma). Secondo la procura di Arezzo, i membri del cda e i dirigenti citati a giudizio non avrebbero vigilato sulla redazione di consulenze che in procura ritengono in gran parte inutili e ripetitive, nonchè tali da contribuire all'aggravamento del dissesto dell'istituto di credito. Su questo filone risultavano 17 indagati. Ai 14 per cui la procura ha esercitato la citazione diretta a giudizio - e che per le stesse consulenze erano indagati insieme agli altri -, si aggiungono l'ex presidente Lorenzo Rosi, l'ex direttore generale Luca Bronchi e l'ex vicepresidente Alfredo Berni: ma questi, già coinvolti nel processo per bancarotta fraudolenta tuttora in corso (Rosi vi è imputato, Bronchi e Berni furono condannati in rito abbreviato in coda all'udienza preliminare), la procura non li ha citati essendo già a processo anche per gli stessi fatti.