Tre agenti della Polizia Penitenziaria di Bari sono stati arrestati con l’accusa di tortura in concorso per presunte violenze ai danni di un detenuto di 41 anni affetto da una patologia psichiatrica. Altri sei agenti sono stati sospesi. La procura ha precisato che in tutto sono quindici le persone indagate. Gli arresti domiciliari sono scattati per Domenico Coppi, Giacomo Delia e Raffaele Finestrone.
L'ACCUSA
L'indagine è stata avviata a seguito di una segnalazione della Direzione e del Comando della Polizia Penitenziaria di Bari su un evento del 27 aprile scorso. Secondo l'accusa, tutto sarebbe iniziato durante il trasferimento del detenuto dalla sua cella, dove l'uomo avrebbe incendiato un materasso, all'infermeria. Il pestaggio sarebbe durato quattro minuti. Secondo la ricostruzione, il detenuto sarebbe stato aggredito con
calci e schiaffi,
mentre altri poliziotti avrebbero assistito senza fare nulla.
NESSUNA LESIONE SEGNALATA
In base a quanto sarebbe stato accertato visionando le immagini delle telecamere del carcere, la vittima avrebbe tentato inutilmente di difendersi. Contestata anche la mancata segnalazione delle lesioni sul corpo della vittima, ricoverata in infermeria. Sarebbe stato proprio l'uomo poi, pochi giorni dopo la presunta aggressione, a parlare delle violenze con i vertici del carcere di Bari che lo avevano convocato per una contestazione disciplinare.
IL SINDACATO: NO A GOGNE MEDIATICHE
Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari. Ora ci saranno l'interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza dovrà essere accertata
. Intanto dal Sappe, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, si invita ad attendere l'esito degli accertamenti giudiziari, senza trarre giudizi affrettati. "
Prendiamo atto che la Procura di Bari ha arrestato, sospeso e indagato agenti di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Bari" ha dichiarato Donato Capece, il segretario generale. "
Invito tutti a non trarre affrettate conclusioni prima dei doverosi accertamenti giudiziari" ha detto
"la presunzione di innocenza è uno dei capisaldi della nostra Carta costituzionale e quindi evitiamo illazioni e gogne mediatiche. Niente è più barbaro dei processi mediatici".