Beppe Severgnini a RTL 102.5: "Aperture Covid strizzata d'occhio a elettorato no vax. Medici sospesi incoscienti"
29 ottobre 2022, ore 10:52
Il giornalista ospite di RTL 102.5: "Augurarsi che il governo Meloni vada male è da pazzi"
Il governo lavora alle ultime norme anti Covid ancora in vigore. Nelle scorse ore è arrivata l'indicazione da parte del ministro della Salute Orazio Schillaci di sospendere il bollettino quotidiano dei contagi, che sarà ora diffuso settimanalmente. Non solo: i medici che sono stati sospesi dal lavoro perché si sono rifiutati di sottoporsi al vaccino saranno reintegrati in servizio prima della scadenza della sospensione, comunque fissata per il prossimo trentuno dicembre. Il tutto mentre Palazzo Chigi sta studiando una norma per congelare l’invio delle multe da cento euro per gli over cinquanta che non avevano completato il ciclo vaccinale obbligatorio entro giugno 2022. Il presidente della Repubblica Mattarella ha ribadito ieri che "il periodo più drammatico è alle nostre spalle ma" che "non possiamo cantare vittoria" e che "serve precauzione". Anche su questo è intervenuto Beppe Severgnini su RTL 102.5.
Il commento di Severgnini
"Ho studiato a fondo la gestione della pandemia. La mia sensazione è che per fortuna è cambiato tutto: io come tantissimi ho avuto il Covid, e con tre vaccinazioni ho avuto poco di un'influenza. Queste aperture però a me sembrano una strizzata d'occhio all'elettorato no vax. Reintegrare i medici che hanno rifiutato la vaccinazione prima o poi era necessario per una questione di numeri, però per me si sono dimostrati degli incoscienti. Se ho un medico no vax cambio medico, perché vuol dire che si rifiuta di seguire ciò che dice la scienza". Poi un dato: "Omicron è molto più debole ma non è un'influenza". E ancora: "Visto che le cose stanno andando bene e abbiamo anche smesso di litigare, andrei avanti con un minimo di cautela ed eviterei di utilizzare il Covid per fare propaganda politica".
Il presidente o la presidente?
Dopo che per giorni se ne è parlato, resta ancora in vita il dibattito sull'articolo da utilizzare per il ruolo di Giorgia Meloni a capo dl governo: "il" presidente o "la" presidente? "Se vogliamo accontentare Giorgia Meloni, e si può fare perché è una forma di cortesia, va bene. Se vogliamo rispettare la lingua italiana e anche il grande passo avanti delle donne in Italia simboleggiato proprio dalla sua presenza a Palazzo Chigi, dobbiamo chiamarla "la" presidente, siccome la lingua italiana consente le declinazioni. In più, secondo me, scegliere il maschile manifesta un leggerissimo e inconfessabile complesso di inferiorità, perché il maschile suona più importante. Questo non è assolutamente vero".
I primi passi del governo
A pochi giorni dal suo insediamento si guarda ai primi passi del nuovo esecutivo. Ancora Severgnini: "Alla presidente del Consiglio è stata concessa una grande apertura di credito da parte di tutti, dal presidente della Repubblica Mattarella, da Mario Draghi, dalla Commissione europea e anche da tanti italiani che non l'hanno votata, e augurarsi che il governo vada male è da pazzi. Una chance le viene data, spero per lei e per noi che non la butti via". Sulla figura del capo del governo, "Giorgia Meloni è una politica abile, anche se giovane. È allenata per quello, tutti glielo riconoscono. La sensazione è che stia strizzando l'occhio al suo elettorato tradizionale. Siccome su altre questioni come la guerra in Ucraina o la nostra posizione in Europa e nell'alleanza atlantica è chiaro il posto in cui stiamo, e chiunque vada al governo sa che quello che è il nostro posto, deve concedere qualcosa ai suoi elettori che l'hanno portata lì".