Berlinale, Fuocoammare per la solidarietà in Europa
22 febbraio 2016, ore 07:00
Gianfranco Rosi e Pietro Bartolo dopo la vittoria raccontano il film a "Che Tempo Che Fa"
Gianfranco Rosi e Pietro Bartolo hanno raccontato a "Che Tempo che Fa" la storia dietro l'ultimo trionfo del cinema italiano alla Berlinale con l'Orso D'oro: "Fuocoammare" nei cinema dal 18 febbraio. Accolti da una standing ovation e lunghissimi applausi, il regista e il protagonista del docufilm hanno presentato al pubblico di Rai Tre la loro vicenda, umana prima che cinematografica, una testimonianza dall’interno della crisi dei migranti.
L’esperienza di Rosi, per mesi da solo a fianco dei lampedusani, ai quali ha dedicato la vittoria dell’Orso d’Oro ricordando anche i migranti arrivati in Europa e quelli morti in mare: “Sono entrato nelle case dei lampedusani, perché si creasse un rapporto di fiducia, condizione fondamentale, e Bartolo è stato uno dei primi a fidarsi di me”.
Il dottor Bartolo, volontario dal 1991 a Lampedusa dove ha visitato oltre 250mila migranti, è uno dei pochi medici fisso sull’isola divenuta avamposto dell’Europa: “Siamo 3 medici di base e un medico nel centro d’accoglienza”, testimonia quello che – stando alle parole del regista – è stato più che un protagonista del documentario, ma un'ispirazione e una guida al pari di Virgilio. “Quando ho avuto la bronchite durante la mia prima visita sono andato a farmi visitare dal dottore – riferisce Rosi – e alla fine abbiamo parlato di tutt’altro, del mio progetto e dei dubbi che avevo e che sono svaniti quando Bartolo mi ha dato una pennetta”.
Dentro la penna USB il dottore aveva conservato 25 anni di testimonianze, immagini, esperienze che raccontano non soltanto della disperazione delle persone in fuga, ma anche della generosità dei lampedusani: “Il motivo di questa generosità me lo spiegò proprio Pietro – racconta Rosi – i lampedusani sono un popolo di pescatori, e i pescatori accolgono tutto quello che viene dal mare, e anche tutti noi dovremmo essere più come i pescatori”.
Il dottor Bartolo, volontario dal 1991 a Lampedusa dove ha visitato oltre 250mila migranti, è uno dei pochi medici fisso sull’isola divenuta avamposto dell’Europa: “Siamo 3 medici di base e un medico nel centro d’accoglienza”, testimonia quello che – stando alle parole del regista – è stato più che un protagonista del documentario, ma un'ispirazione e una guida al pari di Virgilio. “Quando ho avuto la bronchite durante la mia prima visita sono andato a farmi visitare dal dottore – riferisce Rosi – e alla fine abbiamo parlato di tutt’altro, del mio progetto e dei dubbi che avevo e che sono svaniti quando Bartolo mi ha dato una pennetta”.
Dentro la penna USB il dottore aveva conservato 25 anni di testimonianze, immagini, esperienze che raccontano non soltanto della disperazione delle persone in fuga, ma anche della generosità dei lampedusani: “Il motivo di questa generosità me lo spiegò proprio Pietro – racconta Rosi – i lampedusani sono un popolo di pescatori, e i pescatori accolgono tutto quello che viene dal mare, e anche tutti noi dovremmo essere più come i pescatori”.
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