Billy Bragg, Nessuno inviterà i giovani a leggere i loro tweet in tour
17 ottobre 2016, ore 17:00 , agg. alle 18:45
L'artista inglese racconta l'epopea delle ferrovie americane in "Shine A Light", registrato con il cantautore Joe Henry su un treno tra Chicago e Los Angeles.
Billy Bragg è un cantautore inglese che ha accompagnato con voce e chitarra tre decadi di controcultura, al confine tra folk e punk, mai risparmiando le proprie opinioni in tema di politica, economia e società, raccontate in quindici album in studio. Per il sedicesimo, come già accaduto in passato con artisti come Wilco, ha deciso di operare in compagnia affidandosi al cantautore e produttore americano Joe Henry (già al lavoro con gente come Madonna e Solomone Burke) ed il risultato è "Shine a Light: Field Recordings from the Grat American Railroad". Nel marzo 2016 i due si sono messi in viaggio su un treno della linea ferroviaria Texas Eagle percorrendo in quattro giorni 2,728 miglia da Chicago e Los Angeles, cercando di riconnettersi con la cultura del viaggio ferroviario americano e reinterpretando brani della tradizione folk di autori come Lead Belly, Johnny Cash e Hank Williams, registrati tra sale d'attesa e binari. Abbiamo raggiunto Billy Bragg, nel bel mezzo del tour statunitense per farci raccontare come è nato e si è sviluppato il viaggio, oltre alla sua immancabile visione sull'attualità.
Come mai l'idea di fare un disco del genere?
Ho scritto un libro sullo skiffle ("Roots, Radicals and Rockers: How Skiffle Changed the World" con pubblicazione prevista per giugno 2017 Ndr), un genere musicale che si sviluppò in Inghilterra negli anni'50 e che, partendo dal jazz, sfociava in una musica guidata dalle chitarre invece che dal basso; tutto nacque con Lonnie Donegan che portò al successo la hit Rock Island Line. Molte delle canzoni suonate dagli artisti skiffle erano sulle ferrovie americane e da lì mi è venuta l'idea.
Durante il viaggio la gente come ha reagito alla vostra presenza, visto che avete registrato il tutto sulle banchine o nelle sale d'attesa?
Non credo che due uomini con una chitarra su un treno possano destare sorpresa, che sia in America, in Italia o Inghilterra e nessuno ha pensato che fosse strano, nonostante fossimo lì anche con i microfoni. Per me è stata una scossa di adrenalina perché dovevamo essere pronti già nel momento in cui il treno si avvicinava alla stazione e, una volta scesi, mentre suonavamo dovevamo tenere sempre un occhio sul treno per essere sicuri che non partisse. Quindi parlavamo con il facchino per spiegargli che saremmo dovuti risalire a bordo, dicendogli dove ci saremmo posizionati e chiedendogli di farci un cenno prima di andar via. Non abbiamo avuto problemi, loro non avevano intenzione di lasciarci a terra e noi cercavamo di non perderci di vista per essere sicuri di non farci scappare il treno.
Quanto tempo avevate a disposizione, di solito?
Nelle città più grandi normalmente avevamo circa venti minuti, nei paesini solo cinque minuti. Chiedevamo una stima del tempo che ci sarebbe voluto e ci basavamo su quello.
Nell'album ci sono cover di diversi artisti, come avete scelto chi inserire?
Lead Belly è stata la vera stella polare di questo disco, forse il più grande cantautore folk americano di sempre, lì con Woody Guthrie e Bob Dylan; ci ha fornito le basi per "Shine A Light" e ben quattro canzoni sono sue: The Midnight Special, Rock Island Line, Railroad Bill e In The Pines. Siamo partiti da lì e poi, ovviamente, non potevamo lasciare fuori gente come Jimmie Rodgers, un vero uomo di ferrovia, o la Carter Family ed Hank Williams.
Si è sentito in qualche modo arricchito da un viaggio, sì breve, ma per certi versi particolare e che, magari, ha fornito anche spunti e materiale per un disco di inediti...
Di sicuro mi sono sentito arrichito nel senso che siamo riusciti a connettere, a creare un legame con una tradizione antica che allo stesso tempo è ancora presente. In America non molte persone utilizzano le ferrovie oggi, ma ci sono più treni che trasportano merci e beni lì che in qualsiasi altra nazione industrializzata. Gli Stati Uniti dipendono assolutamente dalle ferrovie, anche se nessun passeggero le utilizza più, quindi abbiamo cercato di ricongiungerci con l'idea di percorrere i binari e contemplare gli aspetti di cui parliamo, portati ai nostri giorni. Sì, mi ha fatto venire voglia di scrivere nuovo materiale perché le cose che vedi, i posti che visiti, sono molto molto importanti. In un tragitto come quello fatto da noi vedi l'orizzonte che penetra i paesi, ma ci sono anche città come Nashville che non hanno più treni per passeggeri, non c'è modo di raggiungere Nashvile, o lasciarla, utilizzando un treno per passeggeri.
Da sempre lei è attivista e impegnato sul fronte politico. In questi mesi tra Brexit e duello Trump - Clinton direi che non mancano gli argomenti.
Penso che la Brexit venga dallo stesso impulso di Trump, è il voto di chi non crede nella comunità e credo finirà quando si capirà che la globalizzazione non è un beneficio per tutti, e quando inizieremo a riflettere per cercare i modi di far funzionare l'economia per tutti senza lasciare che sia il mercato a decidere cosa succede nell'economia. Dobbiamo essere noi a lavorare sull'economia per essere certi che sia più giusta e che tutti ne possano trarre beneficio.
Si sente uno dei pochi nel mondo della musica ad avere opinioni su tutto e non temere di esprimerle? Specialmente rispetto ai giovani artisti.
Non credo che i giovani non abbiano opinioni, semplicemente non le esprimono attraverso la musica. Nel ventesimo secolo, quando io ho iniziato a fare musica (il primo album di Bragg, "Life's a Riot with Spy vs Spy" è del 1986 Ndr), se volevo che qualcuno ascoltasse la mia voce, la voce di un diciannovenne della classe operaia, non avevo altri modi se non imparare a suonare la chitarra, scrivere canzoni e fare concerti. I diciannovenni di ora se vogliono farsi ascoltare possono usare Facebook, Twitter, posso scrivere un blog, posso fare un film con lo smartphone. Ai miei tempi la musica era l'unico "social media", ora ci sono molti modi differenti di parlare del mondo, perché la musica deve poter parlare di tutto: passione, sesso, vita, guerra, morte. Ora hai più modi di poter esprimere la tua visione ma nessuno ti inviterà mai a fare un tour negli Stati Uniti per leggere i tuoi tweet, e il fatto che la gente voglia ancora andare ai concerti ne è la prova. La musica non ha più valore, se parliamo di dischi, ma sempre più persone vogliono andare ai concerti e questo credo sia perché sul palco possiamo dar loro qualcosa che non trovano su internet, un'esperienza, una forma di comunione. Quello che conta oggi è esserci.