Black Lives Matter, continuano le proteste, statue storiche nel mirino degli attivisti
15 giugno 2020, ore 19:33
Dopo la morte di George Floyd non si placa nel mondo la rivolta anti-razzista, dura presa di posizione della Francia contro gli atti vandalici e la distruzione delle statue.
Dopo la morte di George Floyd vandalizzate statue di personaggi celebri, diventate improvvisamente scomode
A seguito delle proteste scoppiate dopo l'uccisione da parte della polizia di George Floyd a Minneapolis, molte statue nel mondo, raffiguranti personaggi storici, che in qualche modo sono stati avvicinati dai manifestanti ai temi della schiavitù, sono state abbattute e vandalizzate. Tra i tanti a cadere, vittima degli attivisti, la statua di Cristoforo Colombo a Houston, in Texas. Nel Regno Unito è toccato a Winston Churchill e Edward Colston, mercante-filantropo di Bristol arricchitosi tuttavia nel '600 anche con il commercio degli schiavi. La protesta antirazzista che è divampata un pò dappertutto, nel nome dell'afroamericano 46enne morto soffocato durante l'arresto in Minnesota, ha travolto non solo statue di personaggi fino a ieri considerati icone di civiltà, ma anche simboli di libertà e democrazia, improvvisamente diventati esempi scomodi e negativi.
Spinta dall’onda contro il razzismo, finisce sott’acqua la statua di Cristoforo Colombo
Una statua di Cristoforo Colombo, nei giorni scorsi, è stata demolita e gettata in un lago a Richmond, in Virginia, nel corso di una manifestazione di protesta per la morte di George Floyd, ucciso il 25 maggio scorso da un agente di polizia a Minneapolis. La scultura è stata demolita meno di due ore dopo che i manifestanti si erano radunati, chiedendone a gran voce la sua rimozione come simbolo di oppressione razziale. Dopo aver legato il monumento con alcune corde, lo hanno buttato giù e dato alle fiamme. Quindi lo hanno fatto rotolare in un lago, tra gli applausi della folla. Il piedistallo vuoto è stato dipinto e coperto da un cartello con la scritta "Colombo rappresenta il genocidio".
A Londra la rivolta di Black Lives Matter dilaga e imbarazza
La guerra delle statue non ha risparmiato il Regno Unito. Il primo a cadere a Londra è stato il monumento del mercante di schiavi britannico Robert Milligan, che si trovava davanti al Museum of London Docklands, nel cuore dell'ex zona portuale di Londra. La statua non è stata presa d'assalto da una folla di dimostranti come era successo in precedenza a Bristol a quella di un altro mercante di schiavi del 17mo secolo, Edward Colston, ma è stata prelevata da un gruppo di operai, grazie all’utilizzo di una mini gru. Il museo non ha nascosto che la statua di Milligan, un mercante proprietario di due piantagioni di canna da zucchero e 526 schiavi in Giamaica, fosse una presenza scomoda da molto tempo. Dalle proteste per la morte di George Floyd non è stato risparmiato neanche Winston Churchill, leader della vittoria sul nazismo, la cui statua dinanzi a Westminster è stata pesantemente imbrattata.
Anche nel “tranquillo” Belgio fa breccia il movimento contro il razzismo
La morte dell'afroamericano George Floyd, ha ravvivato anche in Belgio il dibattito sulla violenza della colonizzazione in Congo e sulla responsabilità di re Leopoldo II, le cui statue sono state oggetto della rabbia degli attivisti antirazzisti. Ad Anversa una statua del sovrano è stata rimossa da una piazza. Il gruppo 'Réparons l'Histoire' ha lanciato una petizione all'inizio di giugno, chiedendo di rimuovere tutte le statue di Leopoldo II sul territorio della città di Bruxelles. Gli attivisti trovano incomprensibile che il sovrano, che regnò dal 10 dicembre 1865 fino alla sua morte nel 1909, venga ancora onorato negli spazi pubblici dopo le sue azioni contro il popolo congolese.
La Francia non arretra sulla sua storia, le statue non si abbattono, avverte Macron
“Non cancelleremo nessun nome dalla nostra Storia, non abbatteremo statue. Guardiamo con lucidità alla nostra memoria, al nostro rapporto con l'Africa con un dovere di verità.” Emmanuel Macron ha risposto così al movimento francese Black Lives Matter, rigettando spinte separatiste. “Una nobile battaglia non deve essere tradita da una revisione falsa o astiosa del nostro passato", ha detto il leader francese in un messaggio in diretta tv, il primo dopo la morte di George Floyd. Molti militanti hanno chiesto all’Eliseo di cancellare alcuni personaggi legati alla storia dello schiavismo, come il ministro Colbert, autore del Codice Nero, la cui statua è presente all'Assemblée Nationale.
Nel mirino degli attivisti di Black Lives Matter anche le basi militari americane
La protesta Black Lives Matter ha coinvolto anche dieci delle più importanti basi militari negli Stati Uniti, che potrebbero cambiare nome, si stratta di quelle intitolate ad eroi confederati. Tra queste Fort Bragg in North Carolina, Fort Benning in Georgia e Fort Hood in Texas. La volontà di rinominare le basi, è stata espressa dal segretario alla difesa, Mark Esper, e dall'Army Secretary, Ryan McCarthy, e sarebbe maturata al Pentagono dopo settimane di proteste in tutto il Paese contro il razzismo. Finora l'esercito era sempre stato contrario a un cambio di nome delle basi ma, dopo la rivolta contro le statue che raffigurano personaggi e simboli confederati e dell'epoca della schiavitù, a livello globale, qualcosa potrebbe cambiare.