Blindspot, i tatuaggi diventano un mistero serial
05 maggio 2016, ore 11:08
Arriva su Italia Uno il 10 maggio la serie-fenomeno che ha catturato oltre 15 milioni di spettatori in America
Un borsone abbandonato in mezzo alla centralissima Times Square. Un poliziotto lo nota. Arrivano gli artificieri. Qualcosa all’interno della sacca si muove. La cerniera si apre. Esce una donna completamente nuda e tatuata. E' la scena iniziale della serie tv al debutto risultata la più vista della stagione in America con 15.200.000 spettatori. "Blindspot" arriva in anteprima esclusiva su Italia Uno dal 10 maggio, ogni martedì in prima serata.
Essendo priva di memoria, la donna ritrovata nel borsone a Times Square assume il nome di Jane Doe (Jaimie Alexander), l’appellativo dato a coloro che perdono coscienza della propria identità. Tra i fantasiosi tatuaggi che ricoprono il suo corpo vi è il nome dell'agente dell'FBI Kurt Weller (Sullivan Stapleton). Si scopre che il DNA della donna corrisponde a quello di Taylor Shaw, la vicina di casa di Weller quando erano bambini, che era scomparsa 25 anni prima e creduta morta. Il detective e la sua squadra iniziano ad indagare per decifrare i numerosi tatuaggi per risalire all'identità della donna e risolvere i misteri a lei legati che puntata dopo puntata formano un puzzle di misteri e collegamenti.
La serie è ideata e prodotta da Martin Gero (di origini svizzere) e Greg Berlanti, quest’ultimo definito “il Re Mida della nuova Hollywood” dopo i successi di “Arrow”, “The Flash”, “Supergirl”, “Legends of Tomorrow” (tutti titoli in orbita Italia 1 tra presente e futuro). A proposito del serial, Berlanti ha chiosato: “Un buon thriller, se davvero buono, è universale”.
La serie è ideata e prodotta da Martin Gero (di origini svizzere) e Greg Berlanti, quest’ultimo definito “il Re Mida della nuova Hollywood” dopo i successi di “Arrow”, “The Flash”, “Supergirl”, “Legends of Tomorrow” (tutti titoli in orbita Italia 1 tra presente e futuro). A proposito del serial, Berlanti ha chiosato: “Un buon thriller, se davvero buono, è universale”.