Breivik, al via il processo contro Stato norvegese per "detenzione inumana"
Breivik, al via il processo contro Stato norvegese per "detenzione inumana" Photo Credit: Fotogramma.it
08 gennaio 2024, ore 20:00
Il neonazista condannato a 21 anni per aver ucciso 77 persone in due attacchi distinti nel 2011, già nel 2016 aveva fatto causa al governo della Norvegia per la violazione dei suoi diritti umani nella detenzione in isolamento
Il neonazista Anders Breivik porta di nuovo lo stato norvegese in tribunale per protestare contro la sua detenzione in isolamento. Con la testa rasata e in giacca e cravatta scura, Breivik, a differenza delle sue precedenti apparizioni pubbliche, si è astenuto da qualsiasi provocazione quando è arrivato nella palestra del carcere di Ringerike, dove è iniziato il processo che durerà cinque giorni. Per il suo legale è a rischio suicidio e sotto l'effetto di antidepressivi a causa della mancanza di contatti umani da oltre 12 anni, ne deve scontare 21 con possibilità di estensione, e fa un richiamo preciso all’inosservanza dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che vieta "trattamenti o pene inumani o degradanti”. Nella sua cella ci sono una cucina, una sala palestra, una sala Tv e tre canarini ed ha contatti solo con altri due detenuti, per un’ora ogni due settimane. Breivik è in carcere perché il 22 luglio 2011 ha prima fatto esplodere una bomba vicino alla sede del governo di Oslo, uccidendo otto persone, poi ne ha uccise altre 69, per lo più adolescenti, aprendo il fuoco in un campo estivo della Gioventù laburista sull'isola di Utoya.
PRIMA GIORNATA IN TRIBUNALE
La prima di cinque udienze è stata dedicata alla presentazione del caso. Da un lato la difesa di Breivik dall'altra lo Stato della Norvegia. Øystein Storrvik, l'avvocato di Breivik, nel corso dell'udienza, ha ricordato che il 44enne è isolamento da 12 anni e mezzo. "E' un tempo molto, molto lungo. Penso che sia difficile da immaginare", ha sottolineato Storrvik secondo quanto riferisce il quotidiano norvegese 'Dagbladet'. "E' un regime troppo rigido", ha osservato sottolineando che Breivik incontra solo un piccolo gruppo di persone: la stragrande maggioranza ha un ruolo professionale nei suoi confronti, come gli agenti penitenziari e uno psicologo. L'unica eccezione sono i detenuti selezionati nel carcere, ma Storrvik ritiene che gli incontri con loro siano troppo controllati da poter essere considerati un normale contatto umano. "Rendetevi conto che ci deve essere un equilibrio tra la sicurezza e i diritti dell'individuo", dice Storrvik. Nella sua introduzione lo Stato, rappresentato da Andreas Hjetland presso l'ufficio del procuratore generale, ha iniziato ricordando il motivo per cui Breivik è soggetto a un regime carcerario così rigido. "Da qui è un miglio in linea d'aria fino a Utøya, dove Breivik ha ucciso 69 persone, per lo più bambini, adolescenti e giovani adulti. Un detenuto straordinariamente pericoloso porta con sé misure di sicurezza straordinarie", ha spiegato Hjteland. Secondo lo Stato, le condizioni del terrorista in carcere sono "significativamente migliori" rispetto al 2011, quando fu messo per la prima volta in isolamento. "Breivik, d'altra parte, è lo stesso. È ancora orgoglioso di quello che ha fatto. Continua il suo progetto ideologico", ha aggiunto Hjetland. L'avvocato sostiene che le condizioni carcerarie di Breivik "non sono neanche lontanamente vicine a raggiungere la soglia delle violazioni dei diritti umani. Per molti versi, ha condizioni di gran lunga migliori di molti altri detenuti per compensare i limiti legata alla sicurezza". Lo Stato ritiene inoltre che il motivo principale per cui Breivik non può scontare la pena in una normale comunità carceraria sia il 44enne stesso. "Ciò che lo rende difficile è la sua mentalità radicale", ha spiegato.
GLI ATTENTATI DEL 22 LUGLIO 2011
Un primo attacco fu sferrato nel centro di Oslo, nell'esplosione di un'autobomba col bagagliaio imbottito di ANFO nel quartiere Regjeringskvartalet (dove si trova il complesso di edifici del governo norvegese) morirono otto persone e 209 rimasero ferite, di cui dodici gravemente. Il secondo attacco avvenne meno di due ore dopo sull'isola di Utøya, nel Tyrifjorden, dove si teneva un campus organizzato dalla sezione giovanile del Partito Laburista Norvegese. Breivik vestito con una strana uniforme simile a quella della polizia e provvisto di documenti falsi aprì il fuoco sui partecipanti al campus, uccidendone 69 e ferendone 110, di cui 55 in maniera grave. Fu l'atto più violento mai avvenuto in Norvegia dalla fine della seconda guerra mondiale. Anders Behring Breivik, trentaduenne norvegese simpatizzante dell'estrema destra, fu arrestato in flagranza a Utøya. Rinviato a giudizio e processato tra il 16 aprile e il 22 giugno 2012 a Oslo; in tribunale affermò di avere compiuto gli atti per mandare un "messaggio forte al popolo, per fermare i danni del partito laburista" e per fermare "una decostruzione della cultura norvegese per via dell'immigrazione in massa dei musulmani". Riconosciuto unico responsabile e sostanzialmente sano di mente, il 24 agosto seguente Breivik fu condannato a ventuno anni di carcere (pena massima dell'ordinamento norvegese), prorogabili di altri cinque per un numero indefinito di volte qualora, a pena scontata, fosse ancora ritenuto socialmente pericoloso.