Brescia: 25 persone in arresto, avrebbero fatto parte di una cosca calabrese, tra esse anche una suora

Brescia: 25 persone in arresto, avrebbero fatto parte di una cosca calabrese, tra esse anche una suora

Brescia: 25 persone in arresto, avrebbero fatto parte di una cosca calabrese, tra esse anche una suora   Photo Credit: AGENZIA FOTOGRAMMA,IT


05 dicembre 2024, ore 16:30

Il clan Tripodi in affari con due politici locali, tra appalti e scambi elettorali, Suor Anna Donelli era il collegamento tra la cosca ed il carcere

Sono 25 la persone accusate di essere organiche alla cosca calabra dei Tripodi, tra loro figurano due ex politici, e una suora in servizio ora ed in passato in istituti penitenziari. Di Suor Anna Donelli gli affiliati al clan dicevano: "Se ti serve qualcosa in carcere lei è dei nostri". La Donelli era il collegamento con il carcere. Coinvolti anche un ex consigliere di Fratelli d’Italia e un ex esponente della Lega, ora ai domiciliari. Sono Giovanni Francesco Acri, ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Brescia, e Mauro Galeazzi, ex esponente della Lega nel Comune di Castel Mella.


L’insospettabile religiosa

Suor Anna Donelli sarebbe stata fondamentale nel mantenere i contatti tra i detenuti legati alla ‘ndrangheta e il sodalizio operativo all’esterno. E sì è messa in qualche modo a disposizione del organizzazione per veicolare informazioni dal carcere al gruppo dei Tripodi". Secondo gli investigatori: "sono coinvolti anche imprenditori in difficoltà poi vittime di usura e imprenditori alla ricerca della classica protezione". Da quindici anni è volontaria nel carcere di San Vittore a Milano, la vocazione - come aveva raccontato, narrando la sua storia, ad un quotidiano locale on line - a 21 anni, dove diceva in una intervista "ho iniziato il cammino per diventare suora, Qualcuno inaspettatamente mi ha scelta: un nulla graziato". L'impegno nelle carceri. "Dal 2010 frequento il carcere e da suora sono stata a tempo pieno in periferie di Pavia, Roma e Milano, e questa palestra di umanità ha trasformato il mio sguardo, che ha iniziato a vedere prima di tutto e sopra tutto la persona, l’uomo che mi sta davanti sia nell’autore del reato, sia in chi lo subisce; anche perché queste due dimensioni sono presenti anche dentro di me: grano e zizzania". Concludeva nell'intervista, che mascherava la sua vera natura.

Accuse di accordo elettorale politico-mafioso

Secondo le indagini, il gruppo avrebbe favorito la cosca Tripodi con attività che avevano un ampio raggio: estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio. Tra i reati contestati figura anche lo scambio elettorale politico-mafioso. Accertato In particolare che Stefano Terzo Tripodi avrebbe proposto a Mauro Galeazzi, in qualità di candidato sindaco a Castel Mella nel 2021, di procurargli voti in cambio dell’assegnazione di appalti pubblici.

I precedenti dei due politici

Giovanni Francesco Acri, ora ai domiciliari, era già stato coinvolto in precedenti indagini giudiziarie. Secondo gli inquirenti della Procura antimafia di Brescia l'ex consigliere comunale di Brescia in quota Fratelli d'Italia si sarebbe messo a disposizione del gruppo 'ndranghetista guidato dai Tripodi nella veste di medico quale è "anche in occasione di ferimenti degli appartenenti al sodalizio e dei loro complici durante l`esecuzione di reati" Anche Mauro Galeazzi, arrestato in passato per tangenti e poi assolto, è ai domiciliari per il suo presunto ruolo nei rapporti con il sodalizio criminale.

Le accuse: rafforzare il potere del clan

Le indagini della procura evidenziano come le attività del gruppo avessero l’obiettivo di “conseguire vantaggi patrimoniali illeciti” e di “rafforzare la capacità operativa del sodalizio e la fama criminale del gruppo” in un determinato territorio". Parliamo di soggetti legati alla 'ndrangheta che avrebbero sfruttato la fama criminale dell'organizzazione d'origine, adeguandosi al territorio del nord dove si occupa di materia fiscale", organizzando anche i collegamenti attraverso Suor Anna Donelli. Lo ha detto il procuratore capo di Brescia Francesco Prete in merito all'inchiesta antimafia che ha portato a questa serie di arresti per presunte infiltrazioni della 'ndrangheta nel territorio bresciano.L'inchiesta, coordinata dai pm Francesco Carlo Milanesi e Teodoro Catananti, è durata tre anni. "Nel Bresciano c'è un radicamento mafioso viscido - ha aggiunto Prete - che rende difficile il nostro lavoro"


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