Brunori Sas, In questa epoca non si scappa dall'attualità
Brunori Sas: "In questa epoca non si scappa dall'attualità"
20 gennaio 2017, ore 10:00
Anticipato dal singolo 'La verità' esce oggi 'A casa tutto bene', il quarto album del cantautore calabrese che il 24 febbraio sarà in tour in tutta Italia
A tre anni di distanza da "Vol.3 - Il cammino di Santiago in taxi" torna Dario Brunori e tutta la sua 'ditta', e lo fa con un album che si potrebbe banalmente definire della maturità, quella di un cantautore che ha deciso di fare definitivamente i conti non solo con la sua intimità, ma con se stesso nel sistema mondo. Il risultato è un album delicato e crudo allo stesso tempo, che racconta le preoccupazioni e i timori dell'uomo normale, con dei legami forti con il suo Sud, ma un affaccio sul mondo. 'A casa tutto bene' testimonia un cambiamento di estetica rispetto al resto della produzione firmata Brunori Sas, sia nei suoni - meno classicamente cantautoriali e più proiettati al futuro - che nelle grafiche, ma quel che rimane è l'onestà del progetto.
In questi anni quante volte hai chiesto o ti sei sentito chiedere 'a casa tutto bene?'.
"Appena è venuto fuori questo titolo abbiamo subito pensato fosse bello, perché è una forma di cortesia che, anche senza punto interrogativo, rende l'idea, ed è inclusivo delle canzoni. Volevo che ci fosse un' affermazione che contenesse anche il suo contrario, e poi ricorda una mia vecchia canzone ('Come Stai' da 'Vol.1' del 2009 Ndr)".
In questo album c'è un cambiamento totale, dai suoni alla grafica, al titolo che non prevede più, la dicitura 'Vol.', una consuetudine per Brunori Sas.
"Negli album precedenti ero sempre presente in copertina, che fosse una foto di me da bambino o in altre fasi della mia vita. Questa volta abbiamo scelto di non fare una copertina fotografica ma grafica, volutamente, per sottolineare il cambiamento di tono. Via i 'volumi' e dentro un elemento grafico per sottolineare un cambiamento dal punto di vista dell'estetica, che invece di fare chiacchiere è forse un segnale più immediato di altri".
Ci sono poi le tematiche che iniziano ad essere sempre più inclusive e meno egoriferite, un percorso che in questi ultimi anni hanno intrapreso diversi cantautori italiani, come Francesco Bianconi dei Baustelle.
"In questo disco sicuramente ho cercato di emanciparmi da alcune cose mie del passato, sia nelle sonorità - cercando di evitare di andare a pescare per forza nella 'retromania' che mi aveva caratterizzato nei suoni e negli arrangiamenti - sia nelle tematiche dei testi. Volevo che fosse un disco che parlasse del presente perché viviamo in un'epoca che non ti permette di scappare dall'attualità, per quanto uno possa sforzarsi di farlo.
Penso che sia normale, per chi cerca di raccontare qualcosa, come faccio io, come fa Bianconi, di parlare non solo della propria vita interiore ma anche quello che succede fuori, perché oggi c'è un clima che ti porta per forza a confrontarti con quello che sta accadendo".
Hai dichiarato che il paese di Roghudi è stato centrale nel lavoro sul disco, l'approccio di timore iniziale nell'avvicinarti ad un posto legato fortemente a fatti di cronaca e successivo stupore nello scoprirne le bellezze si può applicare al timore verso il diverso che appare nei testi di tutto l'album.
"Esattamente, il paese di Roghudi è emblematico di un certo tipo di approccio che anche io e che ho cercato di mettere in discussione. Un posto che da bambino mi aveva sempre fatto paura come l'Aspromonte, una volta che ci entri in relazione, ti svela altro. Superare la paura di conoscere quello che è altro da te, di ciò che pensi sia diverso, è un meccanismo molto interessante e quel posto lo incarnava. Poi Roghudi era bello anche metaforicamente perché dava l'idea di un paese abbandonato, proprio la storia di quel paese in cui un'intera popolazione è stata forzatamente spostata da un luogo ad un altro (in seguito a degli alluvioni nei primi anni '70 Ndr) mi dava l'idea della mia condizione che, cresciuto in un mondo che io dico essere quello dei miei nonni, mi sono trovato catapultato in un'altra realtà".
Una realtà che sembra aver ormai definitivamente abbracciato il 'nuovo cantautorato italiano', anche se, vedendo in giro, tu vieni considerato nuovo oggi ,così come lo eri nel 2014. Sembra che in certi casi non si smetta mai di emergere.
"Si è sempre emergenti quando non arrivi ad essere conosciuto anche dalle tue zie, lo dico sempre, è importante questa cosa qua. Rimani emergente finché non è conclamato a livello nazionalpopolare, ma è anche normale in Italia perché siamo un Paese relativamente piccolo. Negli Stati Uniti ci sono altre dinamiche, altri numeri, demograficamente ci sono più persone e c'è spazio per tutti, per la varietà e c'è un numero maggiore di persone che ti segue. Oggi c'è un interesse forte per delle cose che magari in passato venivano rapidamente considerate non appetibili per un pubblico più grande , mentre ora ci si accorge che forse c'è spazio, e forse anche dal punto di vista dei musicisti c'è stato un cambiamento nella forma in cui si fanno le cose. In questo disco, probabilmente, sia la forma delle canzoni, sia il vestito che abbiamo cucito loro addosso, suonano in modo giusto per le radio, che allo stesso tempo hanno deciso di accogliere un elemento diverso. È un po' come se ci fossimo incontrati".
Il 24 febbraio partirà da Udine il tour (tutte le date su https://www.brunorisas.it/). L'album ha tanti suoni ed è molto strutturato, come sarà la resa live?
"Stiamo cercando di lavorare per renderli dal vivo. Lo spettacolo sarà diviso in due tempi, con il primo tempo molto collegato a "A casa tutto bene", con un certo mood e con l'idea di rappresentare quello che c'è in questo disco, anche se non sarà facile perché è molto stratificato e ricco di arrangiamenti. Una sfida che ci siamo posti con i ragazzi della band è proprio di rendere possibile una riproposizione, nei limiti del fatto che siamo in sei e quindi non tutto si può suonare, dello spirito che ha animato il disco. Vorremmo confrontarci con un'idea di live che, se in passato era più cantautoriale, ora vorrei vivere più da band".
Sfogliando i crediti di 'A casa tutto bene' , tra i vari ringraziamenti, si nota anche un bizzarro riferimento al gioco da tavola 'RisiKo!".
"Sì, quest'anno con i ragazzi della band ci siamo molto appassionati al gioco da tavola e, sopratutto il "RisiKo!", è stato un elemento che ci ha unito molto. Avviene una regeressione infantile, ed è stato bello inserirlo nei ringraziamenti per far capire che era sì un disco serio, ma senza perdere mai il piglio giocoso. Poi, se la vogliamo vedere da un punto di vista artistico, le dinamiche del "RisiKo!" sono anche sociali, per cui mi sembrava interessante. A questo punto forse la Kamchatka è stata conquistata".