Cala il Pil italiano, meno 8,9%, malissimo anche il mercato del lavoro, ogni ora 50 persone perdono il posto

Cala il Pil italiano, meno 8,9%, malissimo anche il mercato del lavoro, ogni ora 50 persone perdono il posto

Cala il Pil italiano, meno 8,9%, malissimo anche il mercato del lavoro, ogni ora 50 persone perdono il posto


02 febbraio 2021, ore 14:30 , agg. alle 16:13

Donne, precari, autonomi e giovani i più penalizzati dalla crisi, male i dati anche in Europa

Nel 2020 il Pil italiano corretto per gli effetti di calendario e' diminuito dell'8,9%, mentre per il Pil stimato sui dati trimestrali grezzi la riduzione è stata dell'8,8% (nel 2020 vi sono state 2 giornate lavorative in più rispetto al 2019). Lo ha reso noto oggi l'Istat nelle prime stime sull'anno. Il dato è lievemente migliore delle attese del governo che nella Nota di aggiornamento al Def aveva stimato per l'anno una contrazione del 9%.

La nota dell'Istat

Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica ''l'economia italiana registra, dopo il robusto recupero del terzo trimestre, una nuova contrazione nel quarto a causa delle nuove misure adottate per il contenimento dell'emergenza sanitaria. Tale risultato determina un ampliamento del calo tendenziale del Pil: da 5,1% del trimestre precedente a -6,6%''. Sempre secondo l’Istat ''la stima preliminare che ha, come sempre, natura provvisoria, dal lato dell'offerta riflette soprattutto un netto peggioramento della congiuntura dei servizi, a fronte di una contrazione di entità limitata dell'attività industriale''.

I dati in Europa

La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, ovvero agricoltura, silvicoltura e pesca, industria e servizi. Dal lato della domanda vi è un contributo negativo sia della componente nazionale sia di quella estera. Eurostat ha diffuso i dati dell’Unione Europea. Peggio dell’Italia ha fatto l’Austria e un po’ meglio la Francia.

I dati sul lavoro

Il dato di oggi arriva dopo i numeri drammatici di ieri. Ogni ora 50 persone perdono il lavoro. Il dicembre fluttuante tra Regioni rosse, arancioni e gialle si è trasformato nel mese più nero per l’occupazione in Italia: 101 mila posti in meno in quattro settimane e 444 mila occupati in meno rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Una fotografia che ritrae un paese in decrescita costante. La pandemia si è dimostrata una molla per far esplodere delle dinamiche già presenti prima del covid. Donne, giovani, precari e autonomi sono le categorie che stanno pagando il prezzo più alto della crisi. L’allarme per nuove generazioni sta suonando da tempo: il 29% è senza contratto.

Le donne le più colpite

I numeri più pesanti sono quelli sull’universo femminile; negli ultimi mesi due posti di lavoro su tre persi erano di donne: 312 mila su 444 mila, un’enormità. A dicembre, poi, il numero è ancora più drammatico. Su 101 mila posti di lavoro bruciati 99 mila. Praticamente la quasi totalità. È normale che a pagare i costi della crisi siano le fasce più deboli, ma dati così non se li aspettava nessuno. I precari e gli autonomi sono le altre due categorie che stanno soffrendo di più. Gli autonomi nel settore dei servizi, settore che ha sofferto di più, insieme a quello del turismo, le limitazioni anti covid, non protetti dal blocco dei licenziamenti, hanno visti interrotti i contratti a termine. A Dicembre quattro posti di lavoro su cinque persi erano di autonomi. In dodici mesi, invece, i contratti a termine che non esistono più sono 393 mila.


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