Calcio in crisi, in arrivo tagli agli stipendi dei giocatori
19 marzo 2020, ore 17:00
Il coronavirus mette in ginocchio il mondo del calcio, inevitabile qualche conseguenza anche per le star più pagate
In un momento di crisi tutti sono chiamati a fare la loro parte; l’Italia e il mondo intero ora hanno problemi più grandi da risolvere; ma l’industria calcio muove parecchi soldi e -comunque andrà a finire questa storia- le perdite saranno significative. Impossibile quantificare, anche perché al momento è impossibile fare previsioni sui tempi e sulle modalità della ripartenza.
Incognite
Forse si ripartirà a maggio, magari con il pubblico ma più probabilmente a porte chiuse. Forse si ricomincerà più tardi. Magari, comprimendo un po’ i calendari, si riuscirà a giocare tutte le partite in programma per i campionati nazionali e per le coppe internazionali. Ma bisogna anche prendere in considerazione l’ipotesi che per concludere la stagione e assegnare i titoli si debbano prendere alcune scorciatoie, come i play off o le final four.
Conti in rosso
In questo caso il numero delle gare si ridurrebbe in modo drastico; di conseguenza ci sarebbero meno introiti dalla vendita dei biglietti ( ammesso che siano eventi “a porte aperte”) e dai diritti tv: se una emittente trasmette meno partite del previsto è giusto che chieda di pagare di meno.
Alcune società rischiano il crac, altre dovranno rivedere la ribasso i loro bilanci. E’ inevitabile che con meno soldi nelle casse ci siano conseguenze anche sui calciatori. Da qualche giorno circola l’ipotesi – più che fondata – del taglio degli stipendi dei tesserati. Qualcuno sottolinea che ci sono contratti firmati e che gli impegni presi vanno onorati. Principio sacrosanto, ma tutto va contestualizzato. Siamo di fronte a una emergenza globale e non si può fare finta di niente.
Tagli inevitabili
C’è da dire che il sindacato dei calciatori non ha chiuso la porta, anzi l’Assocalciatori si è detta disponibile a parlare della questione. La discussione riguarda la percentuale dell’eventuale taglio: si parla del 20 per cento, forse anche del 30. Domani ci sarà una assemblea informale tra i presidenti di Lega, rigorosamente in teleconferenza, e questo sarà uno dei temi all’ordine del giorno: si cercherà di stendere una bozza da sottoporre ai rappresentanti dei giocatori.
Ma facciamo un esempio concreto: Cristiano Ronaldo, il più pagato della serie A, guadagna 31 milioni di euro netti a stagione; potrebbe rimetterci fino a 9 milioni di euro. Senza voler essere stucchevoli e populisti, immaginiamo non finirà sul lastrico. E come lui tanti altri campioni, che peraltro davanti a questa emergenza hanno dimostrato grande solidarietà, con donazioni e iniziative di beneficenza per raccogliere fondi da destinare a chi sta combattendo in prima linea contro il Coronavirus.
Rischio di battaglie legali
In Italia, almeno per il momento, sembra esserci un clima di collaborazione tra società e giocatori. Il presidente federale Gabriele Gravina ha dichiarato che in questa fase pensare di tagliare qualche ingaggio non è un tabù. Ma in giro per l’Europa non è sempre così: in Francia il presidente del Lione (avversario della Juventus negli ottavi Champions League, semmai si ripartirà) ha messo i suoi giocatori in uno stato di disoccupazione parziale, con un taglio che in alcuni casi sfiora il 70%. In Svizzera il Sion ha licenziato otto giocatori che non hanno subito accettato la riduzione del loro ingaggio. Seguiranno battaglie legali. Di cui in questa fase non si sentiva la mancanza.