Calcio Italiano in bilico: tra rischio contagi e danno economico devastante per lo stop
08 maggio 2020, ore 17:00 , agg. alle 18:36
Le nuove positività emerse mettono in dubbio la ripresa del calcio italiano e rischiano così di provocare un danno economico ingentissimo non solo per le squadre
Pesi e contrappesi
Da un lato c’è la voglia di ripartire, dall’altro la paura che i nuovi contagi si moltiplichino. Il calcio italiano cerca un difficile equilibrio tra due fuochi. C’è il modello tedesco: avanti comunque, con piglio teutonico; la Bundesliga è pronta per ripartire, già a metà maggio. In caso di giocatori positivi, questi vengono isolati, gli altri proseguono. Dall’altro c’è l’arrendevole modello francese: già un paio di settimane fa, la Ligue One ha alzato bandiera bianca e il campionato è stato dichiarato concluso; titolo assegnato al Paris St. Germain, ma pioggia di ricorsi annunciati da chi non ha raggiunto il proprio obiettivo.
Un dossier convincente
Non portare a termine la Serie A provocherebbe un danno economico devastante: molte società farebbero fatica a riprendersi. Per questo i club in queste settimane hanno forzato la mano, insistendo sulla ripartenza. Ieri una delegazione della Federcalcio ha presentato al Comitato Tecnico Scientifico una seconda versione del dossier, con le misure per rendere ragionevolmente sicura la ripresa degli allenamenti di gruppo. La prima versione non era stata giudicata sufficiente, sulla seconda ci sono maggiori spiragli. Il ministro per lo sport Vincenzo Spadafora non può essere certo annoverato tra i tifosi della ripartenza, però ha dichiarato: “Il Comitato Tecnico Scientifico farà la sue valutazioni, io mi auguro che le problematiche si siano risolte, e che quindi il prossimo 18 maggio possano riprendere gli allenamenti di gruppo, non solo per il calcio ma anche per gli altri sport”.
L’incubo di una nuova ondata di contagi
Appena nell’ambiente ha iniziato a serpeggiare un po’ di ottimismo, la doccia fredda è arrivata dai tamponi effettuati dalle squadre di Serie A. Sono emerse nuove positività. Prima un giocatore del Torino (asintomatico), poi è scattata l’emergenza della Fiorentina: tre giocatori e tre membri dello staff hanno fatto capire che tra i viola il virus continua a circolare (c’erano stati diversi positivi anche più di un mese fa); una recrudescenza c’è anche alla Sampdoria, con tre positivi al Covid-19. In altre squadre non ci sono contagiati, Inter Napoli e le romane risultano immuni. La società nerazzurra, dopo i test, ha dato l’ok alla ripresa degli allenamenti individuali ad Appiano Gentile. Ancora qualche dubbio sul Milan, circolano voci di sospetti positivi in attesa di controanalisi. Uno spiraglio di fiducia arriva dalla sottosegretaria alla salute Sandra Zampa, che ha dichiarato: "Si va verso una soluzione ed è la soluzione che i tifosi di calcio si aspettano. Il via libera ancora non c'è, ma si va in quella direzione. Ho parlato con i membri del Comitato Tecnico Scientifico, sono ottimista". La road map alla luce di queste parole prevede allenamenti di gruppo dal 18 maggio, e se tutto andrà bene nel weekend 13-14 giugno potrebbero tornare le partite di Serie A. Naturalmente a porte chiuse.
Maldini, uno che ci è passato
Il dibattito è acceso. A buon diritto è intervenuto Paolo Maldini. Non soltanto perché è un monumento del calcio italiano, ma anche perché lui il coronavirus ce lo ha avuto e ora è guarito. Maldini sostiene che il mondo del calcio abbia “il dovere di provare a tornare in campo. C’è da stare molto attenti, ma non riprendere sarebbe un disastro sotto tutti i punti di vista. La Francia ha sbagliato a decretare lo stop ma noi accetteremo quello che sarà il verdetto del governo. C'e' tanta incertezza".