Camorra: dopo 26 anni di carcere, si pente il boss del clan dei Casalesi, Francesco Schiavone, detto Sandokan
Camorra: dopo 26 anni di carcere, si pente il boss del clan dei Casalesi, Francesco Schiavone, detto Sandokan Photo Credit: agenziafotogramma.it
29 marzo 2024, ore 15:09
Attese rivelazioni importanti del capo-clan anche sulla terra dei fuochi e sulle relazioni tra camorra e politica
Arrestato nel 1998 in Polonia e condannato all'ergastolo nel maxi processo Spartacus e per diversi omicidi, Francesco Schiavone potrebbe ora far luce su alcuni misteri irrisolti come l’uccisione avvenuta in Brasile nel 1988 del fondatore del clan Antonio Bardellino e sugli intrecci tra camorra e politica. Il boss, tra gli irriducibili del clan dei Casalesi, di cui è stato il capo indiscusso, ha deciso di collaborare con la giustizia, una decisione giunta dopo 26 anni passati in prigione tra cui molti in regime di carcere duro.
Protezione offerta ai parenti e rifiutata
Restano in carcere gli altri figli Emanuele Libero, che uscirà di cella ad agosto prossimo, e Carmine, mentre la moglie di Sandokan, Giuseppina Nappa, non è a Casal di Principe. La decisione di Sandokan potrebbe anche essere un messaggio a qualcuno a non provare a riorganizzare il clan, un modo per mettere una pietra tombale sulle aspirazioni di altri possibili successori. I familiari tuttavia hanno preso le distanze dalla sua decisione e non hanno aderito al programma di protezione previsto per i parenti dei collaboratori di giustizia.
Restano due irriducibili dei Casalesi, Bignodetti e Zagaria
Dopo la notizia della decisione del super boss Francesco Schiavone 'Sandokan' di pentirsi, restano per ora irriducibili nella loro volontà di non collaborare con lo Stato l'altro storico capo dei Casalesi Francesco Bidognetti, noto come "Cicciotto e Mezzanotte", in carcere dal 1993, e Michele Zagaria, catturato il 7 dicembre 2011 dopo sedici anni di latitanza. Tra i boss dei Casalesi che hanno deciso di collaborare con la giustizia compare invece anche Antonio Iovine, "o ninno", arrestato nel 2010 dopo 15 anni di latitanza. Ora da più parti si chiede che l'ex capo del sanguinario clan faccia luce sulla Terra dei Fuochi. Da Legambiente, Stefano Ciafani e Mariateresa Imparato rispettivamente presidente nazionale e regionale dell'associazione ambientalista, sono convinti che "Lui è a conoscenza delle verità su patto tra politica, imprenditoria e criminalità non solo in Campania , un patto su cui sin dai primi anni '90 le ecomafie hanno prosperato, diffuse come un virus spinte da interessi trasversali in cui si intrecciano sempre di più criminalità ambientale, economica e organizzata in un triangolo perfetto".