Case green dal 2030, cosa prevede la direttiva Ue. Vincoli più soft e dal 2040 stop alle caldaie a gas

Case green dal 2030, cosa prevede la direttiva Ue. Vincoli più soft e dal 2040 stop alle caldaie a gas

Case green dal 2030, cosa prevede la direttiva Ue. Vincoli più soft e dal 2040 stop alle caldaie a gas   Photo Credit: Fotogramma.it


13 marzo 2024, ore 08:00 , agg. alle 10:00

Via libera finale del Parlamento europeo alla direttiva sulle case green, che si pone l'obiettivo delle emissioni zero entro il 2050 per il parco immobiliare dell'Unione europea

Case nuove ad emissioni zero. Tutte le altre dovranno rispondere a requisiti più stringenti di efficienza. Tra cui la riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035, attraverso interventi come il cappotto termico, la sostituzione degli infissi, pannelli solari, e dal 2040 diremo addio alle caldaie a gas. Obiettivo finale: un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. Eccoli i principali elementi della direttiva europea sulle case green contro cui ha votato il centrodestra italiano ma pure Azione. Di batosta per i piccoli proprietari parla il sindacato Uppi, occorrerà intervenire su 5 milioni di edifici con le prestazioni più scadenti e le stime parlano di un costo di 152 miliardi di euro l’anno che ogni Paese dovrà trovare. Magari attingendo ai fondi europei, come il Fondo sociale per il clima, il Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale.

LA PROTESTA DELLA LEGA

"Un cartellino rosso e un fischietto per ribadire l'opposizione a regole europee che strozzano famiglie e imprese. Sul tema case e l'obbligo di ristrutturarle a spese dei cittadini, l'Europa non si ferma e cerca la complicità degli Stati Membri con un progetto insostenibile e inattuabile per ottenere ancora maggiori sanzioni che arricchiscano il carrozzone europeo. La Lega al Governo non sarà mai il braccio armato di Ursula von der Leyen". Lo dichiara l'eurodeputato Angelo Ciocca che, nel corso della plenaria a Strasburgo ha mostrato di un cartellino rosso contro il voto dei parlamentari europei. "Un atto che rappresenta la richiesta di espulsione di Ursula von der Leyen e dei 'NeuroParlamentari' che ogni giorno danneggiano il 'Made in Italy' votando contro i nostri agricoltori e allevatori. Stesso discorso vale per il voto di oggi sulla direttiva emissioni industriali. Non saremo mai complici di chi vuole uccidere le nostre produzioni e mettere in ginocchio i nostri allevamenti a vantaggio di insetti, carne sintetica e prodotti importati da Paesi terzi. Dobbiamo mandare a casa questa maggioranza e le urne dell'8 e 9 giugno saranno un'occasione storica per non farci più strozzare da provvedimenti folli", aggiunge

PD E M5S, OCCASIONE PER L'ITALIA

"La direttiva sull'efficientamento energetico rappresenta una storica occasione per il rilancio degli investimenti strozzati in Italia dalle decisioni del governo Meloni di sposare in pieno le politiche di austerity". Lo dice la capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, Tiziana Beghin. "Anche stavolta dalla parte sbagliata. Oggi i partiti della destra al Parlamento europeo hanno votato contro la direttiva per le case green. Che non è un'impuntatura ambientalista, ma l'unica risposta per contribuire in modo serio alla riduzione di emissioni inquinanti, garantire risparmio energetico e abbassare notevolmente le spese per le famiglie". Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati. Per il vicepremier Matteo Salvini si tratta dell'ennesima follia europea.

L'ALLARME DI COLDIRETTI

"Con il voto sulla direttiva emissioni industriali l'Unione Europea ha perso l'ennesima occasione di invertire la rotta, abbandonando le follie di un estremismo green che rischia di far chiudere migliaia di allevamenti, stretti tra una burocrazia sempre più asfissiante e la concorrenza sleale dall'estero". Questo quanto afferma in una nota il presidente della Coldiretti Ettore Prandini dopo la decisione degli europarlamentari riuniti a Strasburgo di votare l'accordo di trilogo senza emendamenti, quindi confermando "l'inutile inasprimento dei criteri per ottenere l'autorizzazione di impatto ambientale per le aziende avicole e suinicole", e sottolineando che "resta, invece, l'esclusione delle stalle bovine dalla direttiva, come richiesto dalla Coldiretti".  Ad essere colpiti saranno numerosi allevamenti di suini e di pollame di medie e piccole dimensioni, con il risultato che a sopravvivere saranno soprattutto le aziende di grandi o grandissime dimensioni, continuando quel processo di polarizzazione delle imprese agricole (molto grandi o molto piccole), contrario agli obiettivi della Commissione Ue e non positivo per la tenuta del tessuto rurale italiano e, più in generale, europeo. Penalizzate tra l'altro le aziende suinicole coinvolte nelle produzioni Dop.


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