Caso-Almasri, Meloni indagata per favoreggiamento e peculato. Con lei anche i ministri Nordio e Piantedosi
Caso-Almasri, Meloni indagata per favoreggiamento e peculato. Con lei anche i ministri Nordio e Piantedosi Photo Credit: Agenzia Fotogramma
28 gennaio 2025, ore 17:45
Avviso di garanzia pure per il sottosegretario a Palazzo Chigi Mantovano. L’iniziativa è del procuratore della Repubblica Francesco Lovoi, lo stesso del processo a Matteo Salvini per sequestro di persona. Maggioranza compatta a difesa della presidente del Consiglio
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è indagata per favoreggiamento e peculato per il rimpatrio del comandante libico Almasri con il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri della Giustizia Carlo Nordio e degli Interni Matteo Piantedosi.
Il video
È la stessa premier a darne notizia con un video sui propri canali social. "Il procuratore della Repubblica Francesco Lovoi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri. Un avviso di garanzia – specifica Meloni – inviato anche al ministro Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano, presumo al seguito di una denuncia che è stata presentata dall'avvocato Luigi Ligotti, ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi".
Il ricatto
“Penso – dice la premier nel video – che valga oggi quello che valeva ieri: non sono ricattabile e non mi faccio intimidire, è possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l'Italia cambi e diventi migliore ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione".
La vicenda
La vicenda del comandante libico della prigione di Mitiga, Abdelrahman Milad, noto come Al-Masri, è un caso emblematico legato alla gestione dei migranti, ai diritti umani e alla complessa situazione in Libia. Al-Masri è stato accusato di gravi violazioni dei diritti umani, inclusi maltrattamenti, torture e traffico di esseri umani, legati alla prigione di Mitiga e ai campi di detenzione per migranti in Libia.
Chi è Abdelrahman Milad (Al-Masri)?
Abdelrahman Milad, soprannominato Al-Masri, è un noto comandante libico ed ex capo della Guardia Costiera libica a Zawiya, una delle città costiere più importanti della Libia, situata a ovest di Tripoli. È stato accusato di essere coinvolto in operazioni di traffico di esseri umani, racket e abusi nei confronti dei migranti trattenuti nei campi di detenzione libici, tra cui quello situato presso l’aeroporto di Mitiga, a Tripoli. Mitiga non è solo un aeroporto, ma ospita anche un centro di detenzione che, secondo numerosi rapporti internazionali, è stato teatro di violenze sistematiche contro i migranti bloccati in Libia mentre tentavano di raggiungere l’Europa.
Le accuse
Le accuse contro Al-Masri derivano da rapporti di organizzazioni internazionali, testimonianze di migranti sopravvissuti e indagini delle Nazioni Unite. Tra i principali capi d’accusa:
1. Traffico di esseri umani:
Al-Masri è stato indicato come una figura chiave in un sistema che combinava il controllo della Guardia Costiera libica con i traffici di migranti. Secondo le accuse, collaborava con le reti di trafficanti, intercettando i migranti in mare per poi riportarli nei centri di detenzione.
2. Torture e violenze nei campi di detenzione:
Migranti trattenuti nel campo di Mitiga e in altri centri hanno descritto condizioni disumane: torture, violenze sessuali, estorsioni e lavori forzati.
Le persone detenute erano spesso sottoposte a torture per costringere le loro famiglie a pagare un riscatto per la loro liberazione.
3. Collaborazione con trafficanti:
Rapporti delle Nazioni Unite affermano che Al-Masri avrebbe lavorato a stretto contatto con reti di trafficanti, permettendo il passaggio dei migranti attraverso la Libia in cambio di denaro. La Guardia Costiera libica, sotto il suo comando, avrebbe intercettato le barche dei migranti per restituirli ai campi di detenzione, alimentando un circolo di abusi.
4. Rapporti con milizie locali:
Mitiga e la città di Zawiya sono controllate da potenti milizie, e Al-Masri era considerato un loro esponente di spicco. La gestione dei migranti e il traffico di esseri umani rappresentano una delle principali fonti di finanziamento per queste milizie.
Il coinvolgimento delle autorità internazionali
La figura di Al-Masri è diventata centrale nei rapporti internazionali sulla Libia e sul traffico di esseri umani. Ecco alcuni sviluppi significativi:
1. Rapporto ONU del 2018:
o Nel rapporto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 2018, Al-Masri è stato accusato di essere direttamente coinvolto nel traffico di migranti e nei maltrattamenti nei campi di detenzione.
o Le Nazioni Unite hanno imposto sanzioni contro di lui e altri leader libici legati al traffico di esseri umani. Le sanzioni includevano il congelamento dei beni e il divieto di viaggio.
2. Denunce di ONG e migranti:
o Numerose organizzazioni umanitarie, tra cui Amnesty International e Medici Senza Frontiere, hanno denunciato le condizioni dei migranti trattenuti in Libia e il ruolo di Al-Masri nelle violenze e nel racket legato ai campi di detenzione.
3. Collaborazione con l’UE:
o La Guardia Costiera libica, di cui Al-Masri faceva parte, ha ricevuto fondi e attrezzature dall’Unione Europea nell’ambito di accordi per fermare il flusso migratorio verso l’Europa. Questa collaborazione è stata oggetto di critiche, poiché gli stessi fondi sono stati usati da figure accusate di abusi come Al-Masri.
Cattura e arresto di Al-Masri
Nel 2020, Al-Masri fu arrestato dalle autorità libiche nella città di Tripoli, dopo pressioni internazionali. Tuttavia, il suo arresto fu visto da molti osservatori come un tentativo simbolico di placare le critiche della comunità internazionale, senza una reale volontà di perseguire i suoi crimini.
Dubbi sull’effettiva giustizia:
Dopo il suo arresto, non ci sono state notizie chiare su un processo o su una condanna definitiva. In Libia, il sistema giudiziario è fortemente influenzato dalle milizie locali e dalla corruzione, e molte figure potenti riescono a evitare le conseguenze delle loro azioni.
Le condizioni nella prigione di Mitiga
Il centro di detenzione di Mitiga è uno dei più tristemente noti in Libia. Si trova all'interno di una base militare presso l’aeroporto di Mitiga, gestito da una milizia locale chiamata Special Deterrence Force (SDF). È noto per essere un luogo dove i migranti subiscono:
Torture fisiche e psicologiche.
Estorsioni per ottenere denaro.
Condizioni igienico-sanitarie disumane.
Detenzioni arbitrarie senza processo.
Conclusioni
La vicenda di Abdelrahman Milad, alias Al-Masri, e della prigione di Mitiga rappresenta uno dei lati più oscuri della crisi migratoria nel Mediterraneo. È un esempio di come i migranti siano intrappolati in un sistema brutale che coinvolge trafficanti, milizie locali e, indirettamente, anche politiche migratorie europee che hanno affidato il controllo delle frontiere alla Guardia Costiera libica. Nonostante l'arresto di Al-Masri, la giustizia per le vittime dei suoi crimini rimane lontana, e i centri di detenzione libici continuano a essere luoghi di orrore per migliaia di persone.