Caso Bonafede-Di Matteo, Massimo Giletti, in questa vicenda c’è qualcosa di grave che non torna
07 maggio 2020, ore 11:23
Il conduttore televisivo ha ribadito la poca chiarezza nella mancata nomina di Di Matteo. Ha affrontato anche la questione del trasferimento dei boss agli arresti domiciliari, tra cui Zagaria.
Massimo Giletti nelle ultime settimane, all’interno del suo programma televisivo ‘Non è l’arena’, ha affrontato la questione del trasferimento dal carcere agli arresti domiciliari per il coronavirus dei boss, la vicenda del boss Pasquale Zagaria e ha registrato le dichiarazioni di Di Matteo sulla proposta del ministro Bonafede di designarlo a capo del Dap, proposta ritirata in una notte. Giletti ha commentato su RTL 102.5 il coraggio avuto, date le molte minacce ricevute dopo la trasmissione. “Chi fa questo mestiere deve metterlo in conto, mi capita fin da quando mi occupai di mafia con le sorelle Napoli, a maggior ragione adesso che si toccano piani più alti” ha detto il conduttore.
La vicenda Di Matteo-Bonafede
Giletti ha voluto spiegare cosa non torna ancora della vicenda Di Matteo-Bonafede, partendo da una citazione del fondatore del Movimento 5 Stelle Casaleggio, che affermava “se hai qualche dubbio, nessun dubbio”. In questa vicenda, secondo il giornalista, di dubbi ce ne sono troppi; infinite mancate risposte e un problema di base di fondo, ovvero la nomina di Basentini a capo del Dap. “È una figura normale nel mondo della magistratura, imparagonabile a ciò che rappresenta Di Matteo, è come confrontare Ronaldo con un giocatore normale”, ha specificato Giletti. Il conduttore ha precisato che il ministro Bonafede ha fatto cose egregie nella lotta alla mafia e alla corruzione, firmando atti importanti. In questa vicenda c’è però qualcosa di grave, che non torna.
Racconto tardivo di Di Matteo?
La questione della nomina mancata risale a giugno 2018, come mai Di Matteo ha aspettato tanto a renderla pubblica? Secondo Giletti, essendo un uomo dello Stato e delle istituzioni, avrebbe potuto anche continuare a tacere. “Ma di fronte a evidenti scelte senza senso, Di Matteo ha deciso di intervenire, ha voluto raccontare la verità forse anche per amarezza, siamo comunque tutti essere umani”, ha aggiunto il giornalista. Giletti si è anche difeso dall’accusa di agguati televisivi, specificando che se arriva la telefonata di un magistrato che vuole intervenire non si può rifiutarla. Di Matteo, ha aggiunto, non lo ha fatto solo per motivi personali, ma in virtù del caos a cui ha assistito nelle carceri italiane.
Il trasferimento dei boss dal carcere
Massimo Giletti è tornato sul tema del trasferimento dei boss dal carcere. “È evidente, stanno uscendo tutti i mafiosi, tutti i criminali, io ho fatto un’inchiesta molto precisa. Ci sono stati errori clamorosi e mandano gli ispettori anziché al Dap ai magistrati?”. Il giornalista ha raccontato anche di aver intervistato un ex uomo importante della ‘ndrangheta, ora pentito, che ha dichiarato come in certe zone ancora oggi la mafia si sostituisca allo Stato. In situazioni di emergenza come quella da coronavirus, anche fornendo aiuti economici a chi è in difficoltà. “D’altronde nasce in sostituzione di uno Stato che allora non arrivava nei piccoli centri di campagna, i mafiosi risolvevano i problemi e gestivano la situazione”.
La scarcerazione di Pasquale Zagaria
Il conduttore ha confermato che continuerà ad affrontare queste delicate questioni nelle prossime settimane. Anche la vicenda che riguarda la scarcerazione del boss Pasquale Zagaria deve essere approfondita. “Non è vero che sarebbe uscito ugualmente, il giudice che lo ha scarcerato ha fatto quattro udienze tentando di aspettare una risposta dal Dap, poi arrivata in ritardo. È pervenuta il giorno stesso alle 18.35, quando il giudice aveva ormai deciso di mattina”.