Caso Donzelli-Delmastro, la Procura di Roma indaga, ma il premier Giorgia Meloni dice no alle dimissioni
Caso Donzelli-Delmastro, la Procura di Roma indaga, ma il premier Giorgia Meloni dice no alle dimissioni
07 febbraio 2023, ore 20:30
Il presidente del Consiglio: “Lo Stato non può scendere a patti con chi lo minaccia, questo vale per la mafia ieri e per gli anarchici oggi. Il ministro Nordio ha più volte detto che non erano documenti coperti da segreto. Ed erano già presenti sui quotidiani”
Anche a Milano la vicenda relativa agli atti su Cospito e i suoi incontri in carcere con i parlamentari Pd ha accompagnato il premier Giorgia Meloni. Lei prima ha partecipato ad un tavolo sulla sicurezza presso la Prefettura di Milano, quindi al comizio del centrodestra a supporto del candidato della coalizione alla Regione Lombardia, l’attuale Governatore Fontana, ma sollecitata dai giornalisti è tornata sul caso dell’anarchico.
Meloni
“Lo Stato non può scendere a patti con chi lo minaccia, questo vale per la mafia ieri e per gli anarchici oggi. Non penso ci sia bisogno delle dimissioni degli esponenti di Fratelli d’Italia Donzelli e Delmastro”, ha ribadito Meloni, a margine della riunione di oggi in Prefettura a Milano. «La Procura fa il suo lavoro e il ministero della Giustizia ha più volte detto che non erano documenti coperti da segreto. E mi pare che queste informazioni sensibili fossero già presenti suoi quotidiani». Motivo per cui «non ho ragione di dire che ciò che sta sulla stampa non possa andare in Parlamento».
Delmastro
«È nostro dovere assicurargli le migliori condizioni di salute ed eventualmente trasferirlo in una clinica qualora degenerassero», aveva commentato in mattinata il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, al centro della polemica politica e lo fa al termine di una visita al carcere di Perugia. Per il sottosegretario, Cospito «è monitorato e quindi l’erogazione sanitaria c’è ed è costante». «Con un costante monitoraggio delle sue condizioni di salute» ha affermato Delmastro, secondo cui «lo sciopero è un, tra virgolette, diritto per rilanciare delle richieste. Certo è che lo sciopero della fame non può scardinare un sistema ereditato da Falcone e Borsellino per contrastare la criminalità organizzata. Sul 41 bis e sul 4 bis non arretreremo mai». Poi sulla visita dei parlamentari del Pd in carcere: «Non ho mai detto che è illegittima, il problema è tutto un altro». E sulla richiesta di dimissioni da parte dei Dem, ha risposto: «Hanno fatto una mozione e vedremo in aula. Sono qui per parlare dei problemi delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria in particolar modo umbri, non per rispondere ad altro». Delmastro ha ricordato comunque che «da un lato c’è stata una richiesta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni a tutti di abbassare i toni e dall’altra una precisazione credo inequivocabile del ministro Nordio».
Le opposizioni
Sul fronte delle opposizioni, invece, il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, che aveva presentato un esposto alla Procura proprio contro Delmastro e Donzelli, ha spiegato che «ha ricevuto la risposta dal Ministero della Giustizia. Una risposta evasiva che non fornisce le informazioni richieste. In dieci righe mi è stata consegnata la trascrizione di una relazione molto ampia. Dalla risposta del Ministero, questo documento mi viene data in quanto atto di sindacato ispettivo. E Donzelli non ha fatto nessuna richiesta del genere». Bonelli ha sottolineato come avesse chiesto “un’altra cosa, che non mi è stata data: le relazioni analoghe che il Dap fa, in particolar modo dei colloqui tra Presta, Rampulla, Di Maio e Cospito dall’inizio dello sciopero della fame. Rispetto a questa richiesta il Ministero della Giustizia oppone un diniego ai sensi dell’art. 24 della legge 241 del 1990 e del Dm 115 del 26 gennaio del 96. Cosa significa? Il Ministero dice che questi documenti non possono essere accessibili e quindi divulgabili. Allora la seconda domanda: proprio quello di Donzelli tra tutti questi atti era quello in quella parte cedibile e divulgabile?”.
Il Dap
Tutto quando si è appreso che il capo del Dap Giovanni Russo è stato ascoltato nei giorni scorsi, come persona informata sui fatti, dai magistrati della Procura di Roma nell’ambito dell’indagine avviata dopo un esposto presentato in merito alle informazioni rese note dal vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli nel corso del suo intervento alla Camera. Durante l’attività istruttoria sono stati sentiti nella stessa veste anche l’ex capo del Gruppo operativo mobile (Gom) della polizia penitenziaria, Mauro D’Amico oltre all’attuale direttore, Augusto Zaccariello.