10 novembre 2021, ore 20:00
Insieme al nonno è stata richiesta anche la cattura dell'uomo alla guida dell'auto con cui il bambino è stato portato via
Nuovi sviluppi nel caso del rapimento del piccolo Eitan, prelevato l’11 settembre scorso dall’abitazione degli zii paterni in provincia di Pavia. La procura cittadina ha chiesto due mandati di cattura internazionali nei confronti di Shmuel Peleg, nonno del piccolo, e dell'uomo alla guida dell'auto con cui i tre si sono allontanati, portando il minore prima in Svizzera e poi, in aereo, in Israele. I legali del nonno materno hanno depositato un ricorso al Tribunale del riesame di Milano contro l'ordinanza, in attesa di avere accesso agli atti e all'ordinanza.
Le motivazioni e la premeditazione
Tra le motivazioni che hanno indotto il mandato d'arresto spicca anche il pericolo di reiterazione del reato, dal momento che "se rimanesse in libertà, Shmuel Peleg potrebbe rapire ancora Eitan, al centro di una contesa tra due rami familiari". Non solo: ai due uomini viene anche contestato il pericolo di inquinamento delle prove. Dalle indagini degli inquirenti è emerso inoltre che nelle giornate immediatamente precedenti il giorno del rapimento i due uomini avevano effettuato numerosi viaggi in Svizzera, "a ulteriore conferma della pianificazione del sequestro". La procura fa sapere che le misure cautelari sono arrivate "a conclusione di una meticolosa e complessa attività d'indagine" partita dopo il rapimento del bambino in occasione di una visita concordata tra la zia e il nonno l'11 settembre, quando era stato "condotto in Israele da quest'ultimo e da un terzo soggetto, poi identificato per il connazionale residente a Cipro", ossia Abutbul, "varcando il confine elvetico a bordo di un'autovettura presa a noleggio dallo stesso Peleg per giungere presso l'aeroporto di Lugano-Agno, da dove si sono poi imbarcati su un volo privato, noleggiato da una compagnia tedesca di noleggio charter al costo di 42mila euro" da Abutbul "con destinazione Tel Aviv".
Le parole del gip
All'interno dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, il giudice per le indagini preliminari scrive che "prima ancora della mancanza di discernimento e di pietà verso il piccolo Eitan da parte del nonno materno, nella diatriba familiare" è "mancato persino il pudore delle parole nell'argomentazione giuridica da parte degli operatori che assistevano l'odierno indagato".
La risposta di Israele
Dopo che l'ordinanza è stata trasmessa al Ministero di grazia e giustizia, questo ha preso contatti con l'analoga istituzione di Tel Aviv. Secondo quanto riferiscono fonti dello stesso ministero, però, con Israele si applicherebbe la convenzione europea di estradizione del 1957 di Parigi, a cui il paese avrebbe posto una riserva in base alla quale non estrada i propri cittadini.