Caso Regeni, agente egiziano, l'abbiamo sequestrato noi
05 maggio 2019, ore 13:30
Il racconto di un testimone che ha assistito alla conversazione tra il funzionario del Cairo e il suo interlocutore
Nell’inchiesta sul sequestro e omicidio di Giulio Regeni in Egitto spunta un testimone. Uno dei cinque funzionari in forza al servizio segreto civile di Al Sisi, gruppo che secondo alcune fonti già in passato sarebbe stato indicato come sospettato del sequestro, avrebbe parlato del “ragazzo italiano”. Ad ascoltare la confessione, anche un testimone occasionale che ha compreso il discorso perché conosce la lingua araba. Durante la conversazione al tavolo di un pranzo, l'ufficiale della security egiziana avrebbe ammesso: "Regeni lo abbiamo sequestrato noi. Credevamo fosse una spia inglese". Intanto i pm hanno inviato una nuova rogatoria. I magistrati capitolini hanno messo a disposizione le parole della confessione anche ai colleghi egiziani. In questo modo, si cercheranno riscontri e si proseguirà nella collaborazione investigativa. Regeni, dottorando italiano dell’Università di Cambridge, è stato rapito il 25 gennaio del 2016, nel giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir. Il giovane venne ritrovato senza vita il 3 febbraio, vicino a una prigione dei servizi segreti egiziani. Le condizioni del corpo, al momento del ritrovamento, mostravano i segni evidenti di una tortura.