17 marzo 2019, ore 12:00
Tra i partecipanti all'accordo anche il super latitante Matteo Messina Denaro
Nuovi sviluppi nel caso dell’omicidio dell’alto magistrato Antonino Scopelliti. Dopo quasi ventotto anni dal fatto il pentito catanese Maurizio Avola avrebbe raccontato al procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, coordinatore della nuova inchiesta sul delitto, che ci sarebbe stata una riunione tra Cosa nostra e ‘ndrangheta per decretare l’omicidio del magistrato. Nel summit, tenutosi a Trapani nella primavera del 1991, boss mafiosi avrebbero raggiunto un accordo per eliminare Scopelliti, magistrato di Cassazione che avrebbe dovuto sostenere l’accusa nel maxiprocesso alla mafia. Secondo le dichiarazioni del pentito, all'incontro avrebbe preso parte anche il super latitante Matteo Messina Denaro. Pochi mesi dopo, il 9 agosto 1991 in località "Piale" di Villa San Giovanni un commando composto da siciliani e calabresi entrò in azione uccidendolo. Gli indagati per l'omicidio hanno ricevuto un avviso di garanzia finalizzato all'affidamento di una perizia tecnica su alcuni reperti, tra cui un borsone, alcune buste e un fucile calibro 12.50 ritrovato la scorsa estate nel catanese e che sarebbe, a detta del pentito, una delle armi utilizzate per l'omicidio del magistrato. L'ipotesi dell'accordo tra mafia e 'ndrangheta era stata presa in esame sin dall'epoca del delitto, tanto che i vertici della "cupola" finirono a processo. Boss del calibro di Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Bernardo Brusca, Nitto Santapaola ed i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, furono però assolti in via definitiva.