Caso Svezia, unico paese europeo ad aver detto no al lockdown per fronteggiare l'emergenza coronavirus
03 aprile 2020, ore 19:00
La Svezia, nonostante la diffusione del coronavirus, ha deciso di tenere aperte scuole e attività commerciali
In tutta Europa sono state adottate misure di sicurezza per limitare la diffusione del contagio, tranne che in Svezia dove la vita va avanti normalmente, senza aver subito forti cambiamenti.
Svezia: no al lock-down
In Svezia sono stati registrati, ad oggi, un totale di 5.568 positivi, 308 morti e 103 guariti. Tuttavia, la vita all’interno del Paese non sembra aver subito drastici cambiamenti come nel resto del continente europeo, compresi i vicini, Danimarca, Norvegia e Finlandia. Sono state adottate lievi misure di sicurezza: per esempio, sono vietati gli assembramenti solo se superiori a cinquanta persone. La scelta di porre sottili misure di contenimento è scaturita da un governo che crede fortemente nella responsabilità dei propri cittadini a cui sono state date semplici indicazioni e pochi divieti: i cittadini che risultano positivi al coronavirus devono isolarsi, è meglio svolgere il proprio lavoro direttamente da casa ed è consigliato fare poche visite ai propri parenti e amici se molto anziani. In Svezia, dunque, il governo ha optato per una politica laissez-faire raccomandando semplicemente i comportamenti necessari da rispettare, come lavarsi le mani, e incoraggiando bar e ristoranti ad impiegare un servizio al tavolo. Le università e i college sono stati chiusi per il forte rischio di assembramenti superiori a cinquanta persone, mentre le scuole frequentate da minori di 16 anni sono rimaste aperte. Cosa ne pensano i cittadini svedesi? Un sondaggio svolto dal New York Times ha registrato che la maggioranza trova giuste le poche misure del governo: solo il 14%, infatti, ritiene le decisioni prese eccessivamente leggere.
Il parere degli esperti riguardo le poche misure di contenimento
Anders Tegnell, epidemiologo a capo dell’ente svedese di salute pubblica, ha dichiarato di ritenere i cittadini in grado di prendere decisioni a tutela della propria salute e di quella degli altri. Non tutti gli esperti del settore, tuttavia, sono d’accordo nel perseguire questa politica scarna di divieti nel corso di una così grande emergenza sanitaria. Di conseguenza, circa duemila dottori, scienziati e professori hanno scritto una petizione per richiedere misure più severe al fine di prevenire la diffusione del contagio. Cecilia Söderberg-Nauclér, professoressa, ricercatrice e immunologa del Karolinska Institute in Svezia, ha espresso la sua opinione in merito con parole molto forti spiegando che l’assenza di misure porterà ad una catastrofe visto che il virus rischia di diffondersi molto velocemente e, conseguentemente, potrebbe portare ad un collasso degli ospedali. In Svezia, infatti, si registrano 5,8 posti di terapia intensiva ogni 100mila abitanti.
L’impatto del coronavirus sull’economia svedese
Il coronavirus ha avuto un forte impatto sull’economia europea e, nonostante le poche chiusure di attività commerciali conseguenti all’assenza di forti divieti, anche l’economia svedese sta fronteggiando la crisi economica che si è scatenata in tutta Europa di seguito ai vari lockdown. La Banca Centrale Svedese, infatti, ha previsto un calo del PIL pari al 6% nel secondo trimestre del 2020 per un totale 3,2% alla fine del 2020: è previsto un forte rallentamento economico, seppur temporaneo. Il governo ha deciso di introdurre una serie di aiuti. Nello specifico è stato previsto un aiuto economico per le piccole e medie imprese al fine di garantire circa il 70% del capitale per i nuovi prestiti che verranno concessi dalle banche, un sostegno per l’affitto e uno sconto sui contributi previdenziali.