Cdm, via libera al decreto sulle liste d’attesa, dal 2025 sarà stop al tetto di spesa per il personale

Cdm, via libera al decreto sulle liste d’attesa, dal 2025 sarà stop al tetto di spesa per il personale

Cdm, via libera al decreto sulle liste d’attesa, dal 2025 sarà stop al tetto di spesa per il personale Photo Credit: Agenzia Fotogramma


Sul tavolo del governo anche l’informativa sull’immigrazione della premier alla vigilia della missione in Albania. Meloni: “Ho consegnato un esposto alla Direzione nazionale Antimafia: c’è la mafia dietro i 'flussi regolari', con irregolarità nei click day”

Una piattaforma nazionale per le liste di attesa presso l'Agenas, "fondamentale perché fino a ora non c'era un monitoraggio per prestazione e per regione". Un organismo di controllo sull'assistenza sanitaria istituito presso il ministero della Salute, "che deve controllare ciò che avviene sull'assistenza e sulla gestione delle liste di attesa e i piani; implementazione del Cup con il privato accreditato". E poi l'abolizione del tetto di spesa dal 2025 e l'estensione degli orari: "faremo in modo che ci siano visite diagnostiche e specialistiche di sabato e domenica. Questo necessita il reclutamento di operatori sanitari" e di conseguenza "l'abbattimento dei tetti di spesa". Così il ministro della Salute Orazio Schillaci in conferenza stampa dopo il Cdm sulle liste di attesa.

Il ddl

"Non è più accettabile che in tante realtà ci siano liste chiuse, devono rimanere sempre aperte, il singolo professionista non deve fare più prestazioni in intramoenia che prestazioni pubbliche: da monitoraggi a campione risulta drammaticamente che si fanno anche 9 prestazioni nel pubblico e 90 in intramoenia". Il disegno di legge e il decreto varati stamattina prevedono un Cup unico regionale o infra-regionale "con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e del privato convenzionato e si prevede la nullità del contratto con il privato accreditato che non provveda a inserire le prestazioni nei Cup pubblici”.

Migranti

Intanto alla vigilia della visita 'lampo' in Albania insieme al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi per verificare l'avanzamento dei lavori di costruzione dei due centri per l'accoglienza dei migranti soccorsi nel Mediterraneo dai mezzi dello Stato - previsti dall'accordo siglato a Roma col premier albanese Edi Rama lo scorso 6 novembre - la premier Giorgia Meloni ha aperto oggi un fronte contro l'immigrazione illegale costituita dai "flussi migratori in apparenza regolari", che nascondono in realtà "un meccanismo di frode" grazie alla "pesante interferenza del crimine organizzato". E per questo in mattinata ha consegnato un esposto alla Direzione nazionale Antimafia. Svolgendo un'informativa in Consiglio dei ministri sul numero degli extracomunitari che hanno ottenuto il visto per ragioni di lavoro in base al 'Decreto Flussi' e segnalando i "dati allarmanti" emersi dal tavolo tecnico che ne monitora l'applicazione, la premier ha spiegato che "durante il click day abbiamo registrato un numero di domande di nulla osta al lavoro totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro. Dato ancora più preoccupante - ha rivelato la premier - è che a fronte del numero esorbitante di domande, solo una percentuale minima degli stranieri che hanno ottenuto il visto ha poi effettivamente sottoscritto un contratto di lavoro". "Il numero di richieste enorme rispetto alla capacità di assorbimento del tessuto produttivo" e lo "scarto significativo tra chi entra per finalità di lavoro e chi effettivamente poi sottoscrive un contratto" fanno ritenere, ha detto Meloni, "che i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengano utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare". Dunque, "ragionevolmente", ha aggiunto Meloni, "la criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle domande e i 'decreti flussi' sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l'accesso in Italia a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro".

I flussi

Secondo la premier "l'ipotesi di infiltrazioni criminali sembra" inoltre "avvalorata dal fatto che la stragrande maggioranza degli stranieri entrati in Italia negli ultimi anni avvalendosi del 'Decreto Flussi' proviene dal Bangladesh, dove le autorità diplomatiche parlano di fenomeni di compravendita dei visti per motivi di lavoro". "Per questa ragione, raccolti questi dati, stamattina - ha rivelato Meloni - mi sono recata dal procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo per consegnare un esposto". Per affrontare il problema la presidente del Consiglio ha promesso ai colleghi del governo che "in uno dei primi Cdm che terremo dopo il G7" verrà presentato "un articolato ampio e dettagliato, costituito da un duplice intervento, normativo e amministrativo", atto a modificare "i tratti operativi che hanno portato a queste storture. Lo faremo - ha concluso Meloni - nel rispetto del principio che ispirò la legge Bossi-Fini che ha regolamentato il fenomeno in questi anni, cioè consentire l'ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro".


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