Cento domeniche, Albanese racconta la solitudine e la vergogna dei piccoli risparmiatori

Cento domeniche, Albanese racconta la solitudine e la vergogna dei piccoli risparmiatori

Cento domeniche, Albanese racconta la solitudine e la vergogna dei piccoli risparmiatori Photo Credit: agenziafotogramma.it


Il film, quinto da regista per il celebre attore, è stato presentato alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma e uscirà a novembre nelle sale

La Festa del Cinema di Roma 2023 si era aperta ormai una settimana fa con Paola Cortellesi che, nel suo esordio alla regia, raccontava di una donna degli anni ‘40 vessata dalla povertà e dal marito ma che aveva come unico scopo di vita quello di regalare un abito da sposa alla figlia. Un desiderio molto simile a quello che nutre Antonio, interpretato da Antonio Albanese nel film Cento domeniche, presentato ieri nella sezione Grand Public della kermesse romana. 

LA TRAMA DEL FILM

La pellicola racconta la storia di Antonio (Albanese), che lavora come operaio in un cantiere nautico e conduce una vita per lo più tranquilla: trascorre il tempo libero a giocare a bocce con gli amici; si prende cura dell'anziana madre; ha una figlia, Emilia, che adora, avuta dalla sua ex moglie, con cui è in ottimi rapporti. Un giorno Emilia comunica al padre l'intenzione di volersi sposare e Antonio ne è davvero felice, perché finalmente può coronare uno dei suoi sogni: regalare alla figlia il ricevimento che ha sempre desiderato, grazie ai risparmi messi da parte da una vita. Peccato che la sua banca sembri nascondere qualcosa; infatti, è difficile comunicare con gli impiegati, che improvvisamente risultano sfuggenti, e il direttore cambia in continuazione senza alcuna spiegazione.


DRAMMA E DELICATEZZA NELLE CENTO DOMENICHE DI ALBANESE

Solo un grande comico poteva interpretare un ruolo così drammatico. Il più bel film di Albanese da regista. Una pellicola coraggiosa, contro quel sistema di persone corrotte che ha portato ai tanti crack bancari degli ultimi vent’anni. Una carezza nei confronti dei tanti risparmiatori coinvolti e mai ascoltati. La narrazione si trattiene per tutta la prima parte, sviluppando tutto con grande calma, prendendosi i suoi tempi, per poi esplodere di una rabbia folle e quasi liberatoria. Le Cento domeniche del titolo sono quelle che, più o meno, servono per costruire una casa, nel weekend, dopo aver lavorato tutta la settimana e mettendo da parte i soldi. Albanese dietro la macchina da presa costruisce una messa in scena essenziale, con il freno a mano tirato, dove le emozioni sono trattenute e mai troppo esibite, delicate e appena accennate. Avranno tempo di scoppiare nell’ultimo atto, dove la solitudine diventa depressione e dove il dolore insanabile diventa rabbia. La quiete di un piccolo centro di provincia, dove si sedimenta il malcontento e la sconfitta, ma soprattutto dove si prova vergogna per essere stati ingannati. Lo stesso Albanese, nelle vesti di attore, compie una metamorfosi sublime e inquietante, tutta giocata sulla mimica e sui dettagli, passando dalla calma allo sconcerto, fino alla depressione e poi alla perdita totale di lucidità

Il regista lo precisa in più occasioni. Il suo non è un film contro le banche ma contro quelle persone che, con la loro spregiudicatezza e la loro ingordigia, hanno infettato il sistema bancario portando alla distruzione di vite e di intere comunità. La pellicola è dedicata proprio a loro, uomini e donne che hanno sofferto nella vergogna e nella solitudine, colpevoli solo di essersi fidati di chi li ha poi traditi.



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Antonio Albanese
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