Cento vittime nel raid israeliano su Rafah per liberare due ostaggi

Cento vittime nel raid israeliano su Rafah per liberare due ostaggi

Cento vittime nel raid israeliano su Rafah per liberare due ostaggi Photo Credit: agenziafotogramma.it


Secondo il premier israeliano Netanyahu, l'unico modo per liberare gli altri ostaggi è una "costante pressione militare"

In Medio oriente la tensione resta alta intorno alla città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dove si sono rifugiati centinaia di migliaia di sfollati e dove Israele ha condotto dei raid che hanno provocato oltre cento vittime nella zona dopo intensi bombardamenti dell’esercito israeliano che insieme ai servizi segreti ha liberato due ostaggi. Hamas ha definito l’operazione un "orribile massacro contro civili indifesi e bambini, donne e anziani sfollati”. Il tema degli ostaggi resta cruciale nell’evoluzione del conflitto. Il premier israeliano Netanyahu ha ribadito che l'unico mezzo per liberarli resta una costante pressione militare, nonostante il presidente americano Biden avrebbe chiesto proprio a Netanyahu, secondo quanto riporta il Washington post, di garantire la sicurezza della popolazione di Rafah e di colmare il divario nelle trattative per raggiungere un accordo. Proprio nella zona di Rafah la situazione resta delicata, in modo particolare al confine sud con l'Egitto. Il Cairo, nelle scorse ore, ha ulteriormente rafforzato la presenza di forze di sicurezza al confine con Gaza, in modo particolare nella zona del valico di Rafah e in quella del transito di Kerem Shalom.


L'attacco

Pesanti i bombardamenti su Rafah, al confine con l'Egitto. La tensione resta alta nella zona, e il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito in un colloquio a Gerusalemme con il premier olandese Mark Rutte che "Israele non lascerà intatti i battaglioni dei terroristi a Rafah" e che "la guerra è destinata a continuare fino alla vittoria totale su Hamas". Gli ultimi episodi hanno però innalzato la tensione politica internazionale. Da ultimo, il Regno Unito si è detto "molto preoccupato" per la situazione dei civili palestinesi a Rafah, che "non hanno più dove andare". Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha esortato Israele a "fermarsi e riflettere molto seriamente prima di ogni ulteriore azione militare: noi vogliamo una pausa immediata dei combattimenti che conduca a un tregua sostenibile senza ripresa delle ostilità".


Frizioni Biden-Netanyahu 

Secondo quanto riportato dalla stampa americana, negli ultimi giorni si sarebbero resi più difficili i rapporti tra il presidente americano Joe Biden e il premier israeliano Benyamin Netanyahu proprio per le ultime iniziative militari di Tel Aviv a Gaza. Secondo la Nbc, Biden si sarebbe lasciato andare anche ad insulti verso il premier israeliano. Il Consiglio per la sicurezza nazionale americano ha smentito, ribadendo che nonostante alcuni disaccordi i due leader abbiano una "relazione decennale rispettosa in pubblico e in privato".


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