23 ottobre 2024, ore 15:00
Salvo ripensamenti dell'ultimo minuto, l'influencer non chiederà di essere interrogata davanti ai pm
Chiara Ferragni è pronta a difendersi con una memoria scritta, che sarà depositata nelle prossime settimane dai suoi legali. Ecco la decisione dell'influencer dopo la chiusura delle indagini per truffa aggravata per i noti casi casi del pandoro "Pink Christmas" e delle uova di cioccolato di Pasqua "Dolci Preziosi". Dunque, salvo colpi di scena last minute, si può escludere che la Ferragni chieda di essere interrogata davanti ai pm.
Chiara Ferragni: oggi l'incontro in Procura
Oggi in Procura a Milano è avvenuto l'incontro tra i difensori dell'imprenditrice digitale e l'aggiunto Eugenio Fusco, titolare dell'inchiesta col pm Cristian Barilli, condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf. La posizione della difesa è che "questa vicenda non ha alcuna rilevanza penale e i profili controversi sono già stati affrontati e risolti" davanti all'Autorità garante della concorrenza e del mercato (il riferimento è alla multa inflitta dall'Antitrust alle due società Tbs Crew e Fenice). L'obiettivo dei legali della Ferragni è ottenere una richiesta di archiviazione. In caso contrario la Procura andrà avanti con la citazione diretta a giudizio, molto probabilmente entro dicembre. Ricordiamo che nell'inchiesta oltre alla Ferragni sono indagati anche anche il suo ex collaboratore Fabio Damato, Alessandra Balocco, amministratore delegato dell'azienda piemontese, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID spa.Le accuse a Chiara Ferragni
La contestazione dei pm nei confronti di Ferragni è un ingiusto profitto di poco più 2 milioni e 200 mila euro, con i consumatori "danneggiati" attraverso "informazioni fuorvianti", oltre al beneficio per l'imprenditrice di un "ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica". L'ipotesi al centro delle indagini è che nelle operazioni per commercializzare il pandoro e le uova di cioccolato pasquali, tra il 2021 e il 2022, siano state "propalate informazioni fuorvianti", via social e tramite il web, facendo credere che dietro ci fosse uno scopo solidale a favore dei bambini ricoverati all'ospedale Regina Margherita di Torino e a favore dell'associazione "Bambini delle fate". Secondo l'accusa, sarebbe stato invece omesso di dire che l'ospedale era già stato destinatario di 50 mila euro da Balocco e l'associazione aveva ricevuto, diluiti in due anni, dall'azienda pugliese circa 36 mila euro, e che non c'era "correlazione (..) tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita" dei dolci.Argomenti
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