#CinemaScoppio - Forza maggiore
19 giugno 2015, ore 09:00 , agg. alle 10:36
Un film freddo ma non abbastanza per tagliare il ghiaccio creato dalla noia
Nel film "Forza maggiore" tutto ruota attorno ad una famiglia svedese in vacanza per una settimana sulle alpi francesi. La famiglia è perfetta: due genitori che si vogliono bene, due figli piccoli fatti perfettamente. Al pranzo del secondo giorno una valanga programmata si abbatte sulla terrazza sulla quale stanno pranzando. Per fortuna c’è solo un grande spavento, ma successivamente le dinamiche famigliari cambieranno per sempre.
È il primo film di Ruben Östlund ad avere una degna distribuzione e relativo successo in Italia, come al solito la nostra distribuzione arriva dopo secoli e continua a rimanere paralizzata su molti fronti. Riesce a intrecciare una bella atmosfera per circa metà della pellicola, poi qualcosa si rompe. Più che si rompe non succede. Östlund continua a caricare la catapulta e sembra che da un momento all'altro debba partire una mina che devasterà l’intero corso della storia. Il nulla. La calma piatta e sinistra delle alpi francesi. Le burrasche interne a una famiglia all'apparenza perfetta, ma che non vanno a sfociare da nessuna parte. Questo uso dell’iperrealismo e di situazioni pronte ad esplodere, ma che poi, come spesso accade nella vita reale, non arrivano alla meta. Fino ad arrivare a un finale letteralmente tirato per i capelli e con un omaggio (probabilmente non voluto, ma nella mia mente chiaro) a Les Revenants.
Il regista svedese si rifà palesemente alle atmosfere del Maestro Crucco Haneke, senza tutta quella perversione e con uno scavo nell'animo umano un po’ superficiale. Non si va oltre a un’atmosfera tesa di una normale famiglia, come capita diverse volte nella vita di ognuno di noi.
Le performance attoriali sono buone, anche se la costruzione dei personaggi non lascia spazio a grandi trasformazioni, limitando tutte le dinamiche al classico ping pong tra i due genitori.
Vi ricordate i baffi (moustache) di Niente da nascondere, piuttosto che la miccia scatenante di Funny Games? Ecco, scordatevi tutto, perché in questo film non lo avrete. Evidentemente se ha avuto tutto questo riconoscimento dalla giuria di Un Certain Regard di Cannes 2014, è perché questa nuova vena di realismo piace a noi spettatori europei e questo sarà solo il primo di una buona serie.
Il regista svedese si rifà palesemente alle atmosfere del Maestro Crucco Haneke, senza tutta quella perversione e con uno scavo nell'animo umano un po’ superficiale. Non si va oltre a un’atmosfera tesa di una normale famiglia, come capita diverse volte nella vita di ognuno di noi.
Le performance attoriali sono buone, anche se la costruzione dei personaggi non lascia spazio a grandi trasformazioni, limitando tutte le dinamiche al classico ping pong tra i due genitori.
Vi ricordate i baffi (moustache) di Niente da nascondere, piuttosto che la miccia scatenante di Funny Games? Ecco, scordatevi tutto, perché in questo film non lo avrete. Evidentemente se ha avuto tutto questo riconoscimento dalla giuria di Un Certain Regard di Cannes 2014, è perché questa nuova vena di realismo piace a noi spettatori europei e questo sarà solo il primo di una buona serie.
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