Cinque anni fa il ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, la mamma lo ha ricordato con un post su Facebook

Cinque anni fa il ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, la mamma lo ha ricordato con un post su Facebook

Cinque anni fa il ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, la mamma lo ha ricordato con un post su Facebook


03 febbraio 2021, ore 19:00 , agg. alle 10:23

Esattamente cinque anni fa il ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, il ricercatore italiano rapito, torturato e poi assassinato in Egitto, la mamma lo ha ricordato su Facebook

Esattamente cinque anni fa il ritrovamento del cadavere martoriato di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano rapito, torturato e poi ucciso in Egitto. Il cadavere del ragazzo di Fiumicello, in provincia di Udine, venne recuperato lungo l'autostrada che collega il Cairo ad Alessandria d'Egitto. La mamma, Paola Deffendi, ha ricordato la tragedia postando su Facebook due date, quella del rapimento e quella di oggi.  La madre ha condiviso anche un post del collettivo "Giulio Siamo Noi" di due anni fa. "Da quel 3 febbraio 2016 siamo tutti un pò cambiati, Giulio", scriveva allora il collettivo. "In questi tre anni abbiamo imparato a conoscere un ragazzo che incarnava la parte più bella di questo Paese, in cui tanti ci riconosciamo. Da quel giorno viviamo tutti in modo più consapevole e critico". 


Omicidio Regeni, la storia

Giulio Regeni, giovane dottorando italiano dell'Università di Cambridge, venne sequestrato il 25 gennaio del 2016 in Egitto, giorno del quinto anniversario delle manifestazioni di piazza Tahrir, e trovato morto il 3 febbraio successivo vicino a una prigione dei servizi segreti egiziani. Sul cadavere, secondo i rilievi dell'autopsia, c'erano numerosi e chiari segni di torture, andate avanti per giorni. In particolare, sulla pelle erano state incise, forse con coltelli o comunque con oggetti affilati, alcune lettere dell'alfabeto, che, hanno detto gli inquirenti, è una delle caratteristiche degli interrogatori della polizia egiziana. L'assassinio di Giulio Regeni avrebbe visto il coinvolgimento e l'azione di depistaggio, mediante uno dei suoi servizi di sicurezza, dello stesso governo egiziano. Questi sospetti hanno alimentato forti tensioni diplomatiche con il governo del Cairo. Durissima l'accusa del Parlamento europeo, secondo cui l'omicidio Regeni non rappresenta un caso isolato, ma una pratica consolidata di torture, morti in carcere e sparizioni forzate che ci sono state in tutto l'Egitto, negli ultimi anni.


Chiusura delle indagini preliminari

Il 10 dicembre del 2020 la Procura della Repubblica di Roma ha chiuso le indagini preliminari sul delitto Regeni. Sono stati rinviati a giudizio quattro ufficiali della National Security Agency, il servizio segreto interno egiziano. I reati loro contestati vanno dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in lesioni personali gravissime, fino all'omicidio. Non c'è, invece, il reato di tortura perché è previsto nel codice penale italiano solo dal 2017. I quattro ufficiali indagati sono, a tutt'oggi, irreperibili e la magistratura egiziana non ne ha fornito gli indirizzi di residenza, né ha concesso ai magistrati italiani di essere presenti ai loro interrogatori, nonostante siano stati iscritti nel registro degli indagati nel dicembre del 2018 e nonostante le continue richieste dalla Procura di Roma, arrivate al Cairo con la rogatoria del 5 maggio del 2019. Il movente del violento interrogatorio e dell'omicidio, secondo gli inquirenti romani, fu il sospetto, ovviamente completamente infondato, dei servizi segreti egiziani, che il ricercatore friulano volesse finanziare una rivoluzione.


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