24 agosto 2021, ore 09:00
Oltre ad Amatrice vennero demolite Accumoli, sempre nel Lazio, Arquata del Tronto e la sua frazione di Pescara del Tronto, nelle Marche
Erano le 3:36 della notte del 24 agosto 2016 quando la terra tremò nei pressi di Amatrice, una scossa di terremoto di magnitudo 6.0 registrata dai sismografi dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nel territorio del Comune di Accumoli, in provincia di Rieti, a circa 8 chilometri di profondità. Quasi trecento morti, una cittadina fiorente e dalla storia secolare ridotta pressoché in macerie, le inevitabili polemiche sulle case venute giù con troppa facilità, sulla rimozione delle macerie, sulla ricostruzione. Il sisma, percepito nitidamente da Bologna a Foggia, distrusse quasi completamente i quattro centri abitati situati in prossimità dell'epicentro: oltre ad Accumoli vennero demolite Amatrice, sempre nel Lazio, Arquata del Tronto e la sua frazione di Pescara del Tronto, nelle Marche. Ma i danneggiamenti, più o meno consistenti, interessarono una moltitudine di Comuni delle province di Rieti, L'Aquila, Ascoli Piceno e Perugia.
Una vera e propria strage
Le vittime del terremoto furono 299, 239 delle quali concentrate nel solo territorio di Amatrice,. Nei mesi successivi al sisma altre 4 persone persero la vita, portando il conteggio definitivo delle vittime a 303. Un numero al quale si aggiungono 388 feriti e 41 mila sfollati, costretti ad abbandonare le proprie abitazioni per motivi di sicurezza, o per precauzione. L'impatto della scossa delle 3:36 - alla quale seguirono altre violente scosse di replica, tra cui spicca quella di magnitudo 5.3 registrata quasi un'ora dopo, alle 4:33 - fu devastante: interi borghi vennero spazzati via, tra la moltitudine di paesi e paesini che costituivano le tantissime frazioni di Amatrice e Accumoli, e la stessa conformazione dell'area rese difficilissime le prime operazioni di soccorso e salvataggio, vista la difficoltà di raggiungere i piccoli centri nelle primissime ore dell'emergenza. Il costone di roccia su cui poggiava l'abitato di Pescara del Tronto collassò a valle, occupando per mesi una carreggiata della strada statale Salaria, che riportò danni lungo alcuni dei viadotti della zona. L'intero territorio, su tutto il versante, subì un abbassamento geologico stimato tra i 15 e i 20 centimetri, provocando una mutazione nella conformazione del suolo che, come si scoprirà in futuro, pregiudicherà i processi di ricostruzione in intere porzioni dei Comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. video