Come saranno le nostre vite da ora in poi? Forse possono bastare due aggettivi: incerte e intermittenti
07 aprile 2020, ore 14:00
A scandire il nostro tempo saranno periodi in cui dovremo rimanere “tuttiacasa” alternati a periodi in cui saremo “fuorimalontani”
E’ qualcosa del genere a cui credo dovremmo prepararci: un’intermittenza, nemmeno troppo regolare, tra ciò che siamo ora e ciò che saremo una volta usciti dai nostri rifugi anti-coronavirus. Equilibri da funambolo segneranno le nostre settimane, i nostri mesi a venire. Tra le molte incertezze vi è di certo che, per provare ad intravedere meglio le nostre vite a breve, ci mancano un sacco di dati.
C’è ancora molto da sapere
Prima di tutto non sappiamo nulla di come saremo dopo; per meglio specificare intendiamo che non sapremo come “saremo costretti ad essere” quando le maglie di sempre più stringenti decreti si allargheranno, seppur di poco. Torneremo ad andare nei ristoranti, nei bar, nei locali in genere? E se sì, ci andremo in tavoli alternati e dovutamente distanziati o ci troveremo di fronte arredi alternativi che consentano di stare in più persone ad uno stesso tavolo mantenendo il famigerato metro di distanza? Ancora: con quanto anticipo dovremo prendere appuntamento con artigiani e professionisti, che siano essi avvocati, notai, architetti, parrucchieri o estetiste? Si perché possiamo immaginare fin d’ora che, all’ingresso di ogni nuovo cliente, che peraltro sarà tracciato da qualche app ministeriale, si dovrà, per esempio, misurare la temperatura e che, tra un cliente e il successivo correrà l’obbligo di pulire, ripristinare, disinfettare, sanificare qualsiasi oggetto. Continueremo a farla con mascherine e code? Torneremo a viaggiare per piacere? E se sì, potremo farlo liberamente oppure solo verso mete stabilite sì, ma non da noi? Ultima incertezza, ma non per importanza. Quando, se e come verrà trovata una soluzione definitiva agli attacchi del virus? Sarà un vaccino? Nuovi farmaci? Ci saranno per tutti?
Al mio via, tutti rinchiusi. Di nuovo.
Ma soprattutto non sappiamo cosa accadrà di fronte alle future direttive che potranno suonare più o meno così: “E per i prossimi 15 giorni, stiamo tutti a casa”. Si, perché questa è una delle certezze che sembrano trapelare da tutti gli studiosi, amministratori e osservatori in queste ore; le nostre vite saranno a intermittenza, un po' rinchiusi e un po' in libertà vigilata, un po' sempreacasa, un po' fuorimacontrollati. Saremo pronti a rinchiuderci di nuovo nelle nostre case ormai perfette, linde, ritinteggiate e rese ancor più accoglienti e digitali? Per poi ricominciare con prudenza nuove uscite in attesa di nuovi decreti pro distanza sociale? Ecco, questo è uno degli scenari più probabili per i prossimi mesi (anni?) nostri e vostri.
Nulla sarà più come prima
Ciò che si paventa è una sorta di salto di paradigma epocale che, a voler ben vedere, potrebbe pure essere molto più difficile da reggere e da gestire rispetto all’ultima volta in cui ci siamo detti: il mondo non sarà più come prima. Quel mondo dopo l’11 settembre, in realtà, non ha apportato modifiche permanenti e definitive alle nostre libertà primarie; c'è da temere invece che il mondo che ci attende a breve abbia tra le sue principali caratteristiche da un lato limitazioni intermittenti e forzate delle libertà di tutti noi e dall’altro l’incertezza sul necessario tempo per sconfiggere il mostro definitivamente.
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